La Foresta Fossile di Dunarobba, ad Avigliano Umbro, è un sito paleontologico di rilevanza mondiale che intende rilanciarsi attraverso nuovi progetti di valorizzazione
di Monica Palermi
Tra i due e i tre milioni di anni fa, sulle sponde di un grande lago si affacciava un’immensa foresta di sequoie giganti dai tronchi altissimi e imponenti, popolata da una fauna variegata e brulicante di vita. Era il Pliocene, quel grande periodo di transizione che ha visto la comparsa sul pianeta di nuove specie di mammiferi e, soprattutto, dei primi australopitechi, tassello base dell’evoluzione umana. Un’era lontanissima da noi, dal nostro tempo, ma che possiamo, a sorpresa, scoprire più vicina di quanto pensassimo.
A Dunarobba, piccola frazione del Comune di Avigliano Umbro, troviamo i resti di quella foresta, le tracce di quell’antico lago: il terreno argilloso che caratterizza questo luogo, infatti, ci ha restituito, negli anni ’70, decine di tronchi fossili, venuti alla luce durante gli scavi per la realizzazione di una cava di argilla atta al rifornimento della vicina fabbrica di mattoni. I tronchi, dal legno perfettamente conservato, in posizione verticale, sono la testimonianza di un mondo scomparso, a cui possiamo avvicinarci solo attraverso ritrovamenti di questa portata.
La Foresta Fossile di Dunarobba è una realtà quasi unica nel suo genere, grazie proprio alle particolari condizioni che hanno reso possibile un processo di fossilizzazione: il legno, contrariamente a quello che osserviamo nella maggior parte dei siti simili, non si è pietrificato; semplicemente si è mantenuto nella sua originalità, fossilizzandosi. Questo insolito procedimento è il risultato di una serie di condizioni favorevoli: la qualità argillosa del terreno, unita al suo graduale e progressivo sprofondamento hanno contribuito al lento seppellimento degli alberi e alla loro protezione continuata nei millenni.
Il problema sorto nel momento del ritrovamento era di non facile risoluzione: come continuare a proteggere adeguatamente i tronchi, ora esposti a fenomeni atmosferici di ogni tipo e, quindi, all’inevitabile degrado? A questo scopo, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria ha messo in atto, negli anni, studi e piani di lavoro, realizzatisi nella creazione del Centro di Paleontologia Vegetale, alla fine degli anni ’90. I tronchi sono stati dotati di tettoie, che, malauguratamente, si sono rivelate una soluzione insufficiente sul lungo periodo. Inoltre, una ex gestione forse poco consapevole del potenziale naturalistico e scientifico del sito ha contribuito, nel corso del tempo, a lasciare la Foresta in un angolo, quasi dimenticata dal mondo accademico e dal turismo scientifico.
Grazie all’interesse di alcuni cittadini e di giovani del luogo, le cose si stanno muovendo e, dal 2018, la Foresta Fossile di Dunarobba ha una nuova gestione: la Cooperativa Surgente se ne è fatta carico e ha iniziato a promuovere una serie di iniziative volte alla rivalutazione dell’importante sito naturalistico, a partire dal fondamentale lavoro di divulgazione, passando per progetti di educazione ambientale, fino ad arrivare a guardare ottimisticamente al futuro con idee ambiziose per la risistemazione dei tronchi stessi. Un piano di lavoro che si colloca in un’ottica più ampia, volta alla rivalutazione dell’intero territorio del Comune di Avigliano Umbro, custode di un altro piccolo gioiello naturalistico di grande interesse paleontologico: la Grotta Bella, cavità naturale in cui sono stati trovati segni di frequentazioni risalenti al Neolitico Inferiore.