di Giulio Pocecco
Fin dal 1971 il nome Girolomoni, nell’alimentare, è sinonimo di qualità e benessere e simbolo di un futuro radicato nel passato al fine di riscoprire la genuinità e la semplicità della vita contadina.
Proprio nel ’71, quando Gino Girolomoni, rientrò in Italia dalla Svizzera, iniziò la sua esperienza pionieristica con il recupero il monastero di Montebello che era in rovina, e con lui tutti i valori culturali della civiltà contadina da cui tutti decisero di separarsi per andare a cercare fortuna in città.
Ma è nel 1977 che, insieme alla moglie, a due anziani e cinque giovani del paese fonda la cooperativa “Alce Nero”, marchio dal quale si separerà nel 2004 per dare vita a Montebello che divenne poi, nel 2012, con la scomparsa di Gino, “Girolomoni”.
Il fulcro della cooperativa nata dalla visione di Gino non è soltanto l’agricoltura biologica come metodologia di coltivazione, ma è quell’amore per la terra ed i suoi abitanti che Girolomoni professava e del quale ha fatto la sua ragione di vita.
Il rispetto per la natura fa sì che i metodi di produzione e di coltivazione siano in accordo con essa, e se ciò accade quel che si produce sarà di ottima qualità nel rispetto della salute del consumatore. Oltre a non utilizzare sostanze chimiche, l’azienda biologica deve essere tale su tutti i versanti, cercare di non essere impattante dal punto di vista del consumo energetico utilizzando fonti rinnovabili, ed essere lei stessa fonte di energia, oltre ad utilizzare confezioni biodegradabili, ed incentivare i propri dipendenti ad avere una condotta eco sostenibile.
Un’azienda fondata su tali valori non poteva far altro che poggiare su un luogo altrettanto straordinario, la collina di Montebello: un luogo con una vista stupenda sul mare, con al centro il Monastero omonimo, un luogo storico, come abbiamo ricordato, al quale Gino Girolomoni era legato profondamente, che ospita spazi per la ricettività e un museo sulla civiltà contadina.
Da subito Gino Girolomoni capì che la carta vincente della produzione bio è la presenza diretta dei produttori sul mercato: all’interno della cooperativa infatti si svolgono tutte le attività che vanno dalla coltivazione dei cereali al punto vendita del prodotto finito, ovvero la pasta. Solo uno degli step era delegato all’esterno della Girolomoni: la macinatura del grano, ma il prossimo anno sarà inaugurato il nuovissimo mulino che permetterà, finalmente, di avverare il sogno di Gino, ovvero chiudere completamente la filiera produttiva all’interno dell’azienda, assicurando così totalmente la qualità del prodotto realizzato totalmente dalla Girolomoni. Il nuovo mulino, che verrà inaugurato nel 2020, renderà la Girolomoni la prima azienda in Italia, e forse nel mondo, ad aver chiuso la filiera produttiva e controllando tutto il ciclo produttivo.
La pasta Girolomoni è prodotta solo con metodo biologico con solo materie prime di origine italiana, ed essiccata a basse temperature per lungo tempo, al fine di mantenere tutte le proprietà organolettiche della materia prima.
Oggi la cooperativa conta 40 agricoltori, esporta in molti paesi esteri ed è una protagonista assoluta dell’economia del territorio tanto che ha indotto, negli anni, i contadini a tornare a lavorare queste terre e ad abitare le vecchie case in disuso.
Da 40 anni Girolomoni è sinonimo di qualità e ad oggi è uno dei punti di riferimento in Italia per il biologico.