Le Giornate FAI compiono “trenta primavere”, con oltre quattordicimila luoghi offerti a sostenitori e curiosi dal 1993 a oggi. Al Trasimeno questo week-end si aspetta con trepidazione l’apertura straordinaria di due luoghi davvero mai visti: la Villa del Pischiello e la Pieve di San Cristoforo a Passignano. Una “tappa” imperdibile per gli amanti delle bellezze più nascoste, con cui la delegazione compie idealmente il giro di tutti e otto i territori che compongono l’Unione dei Comuni che affacciano sul lago.
Sabato 26 e domenica 27 marzo sarà l’occasione giusta per immergersi, con le Giornate FAI, in una fattoria settecentesca, con alle spalle un piccolo borgo, e nel grande fascino della Chiesa di San Cristoforo.
La Villa del Pischiello, convertita nel 2008 dalla società ART SpA in luogo di altra produzione che realizza progetti di eccellenza nell’elettronica, nasce come “luogo di delizie” dei Marchesi di Sorbello che dividevano la loro vita fra il castello feudale e la residenza gentilizia perugina. L’edificio settecentesco è organizzato in diverse sezioni, forse edificate in epoche diverse, ed è il fulcro di un borgo dove si producevano, trasformavano e immagazzinavano i prodotti della campagna ad uso della famiglia. I volontari del FAI condurranno i visitatori attraverso la storia dell’edificio e della famiglia, storia che è perfettamente incardinata nella piccola chiesa, ancora di proprietà dei Marchesi di Sorbello, dalla quale è visitabile un piccolo museo che raccoglie la narrazione della vita al Pischiello e soprattutto della “Scuola di Ricamo”, promossa da Romeyne Robert, americana consorte di Ruggero Ranieri di Sorbello, all’interno della tenuta nel 1904, procurando occupazione a centoventi donne del posto. La proprietà è visitabile in esclusiva per il FAI.
La Pieve di San Cristoforo è un sito altrettanto prezioso e solitamente chiuso al pubblico. Il patchwork di affreschi che decorano parzialmente gli interni della pieve è d’origine votiva: si tratta per lo più di immagini icastiche, ad eccezione di un paio di scene che hanno anche valore narrativo. La decorazione ad affresco abbraccia un periodo di tempo piuttosto lungo: da un Santo Vescovo databile attorno al 1260-70, che è l’affresco più antico del Trasimeno, si passa poi ad affreschi tardogotici di maestri umbri, fino ad arrivare alla Santa Caterina d’Alessandria e San Clemente papa, attribuito all’attività giovanile di Benedetto Bonfigli e datato 1446. Il corredo della Pieve di San Cristoforo è caratterizzato da opere d’arte appartenenti a momenti cronologici diversi: se gli affreschi sono medievali e del primo rinascimento quattrocentesco, due sculture lignee policrome di grande importanza sono databili al 1520-30 e le tele dipinte degli altari laterali risalgono al periodo manierista e barocco. Sull’altare maggiore capeggia la tela del pittore di Tuoro Anton Maria Garbi (1718-97) con San Cristoforo e la Maddalena in adorazione del Crocifisso ligneo cinquecentesco: si tratta di un’unione di pittura-scultura che crea, nell’insieme, un effetto davvero straordinario.