Giuseppe Battiston ha portato in scena lo scorso mercoledì 12 Aprile, a chiusura della stagione del Teatro Comunale di Todi, “La valigia. (In viaggio con Dovlatov. Un torero squalificato)” di Sergei Dovlatov, tratto da “La valigia”, opera del 1986 che racchiude una serie di racconti autobiografici che nascono dai ricordi evocati dagli oggetti presenti nella sua valigia di emigrante.
Battiston, narratore d’eccellenza, mette in scena uno dei testi più significativi di Dovlatov, l’attore in un intervista descrive come questo scrittore russo, portatore di una dissidenza tutta personale, emigrato da Leningrado a New York all’inizio degli anni ’80, sia entrato nel suo cuore.
La valigia è un’opera che si sofferma sulla vicenda umana, tra la Russia e gli Stati Uniti, di un emigrante che non ha mai accettato la sua rincorsa verso una libertà. Il suo senso di libertà è qualcosa di difficile da digerire, soprattutto perché ha dovuto barattare questo desiderio con la distanza e, inevitabilmente, con la nostalgia. In America c’è tutto, è vero, ma non questo sentimento che avviluppa e rende umane le cose, gli oggetti, le storie. “La valigia è lo spettacolo: quell’oggetto di cui non possiamo fare a meno e che non può fare a meno di noi” .
La valigia è anche quel contenitore che ci racconta, che è la nostra memoria e il nostro futuro, la cosa che meglio ci rappresenta e che più ci somiglia, così personale e unica, metafora della condizione umana di questo migrare, anzi emigrare dalla nostra terra dalla nostra giovinezza, dal passato, dai ricordi.
Dovlatov si racconta attraverso l’amore e l’odio verso il Paese che ha lasciato. Lo fa per mezzo di una carrellata di personaggi, quasi fantasmi che riemergono da una memoria tanto lontana quanto vivida: uomini e donne raccontati con i filtri della distorsione e della comicità.
In questo continuo passaggio tra presente e passato, ci troviamo in un studio radiofonico dove si articola lo spettacolo, scenografia ed essenza di questa valigia.
Sonia Lustrino