Attivisti di Greenpeace hanno protestato ieri a Brema, in Germania, durante la Conferenza del G20 sull’inquinamento marino dall’ invasione della plastica. Cinquanta attivisti si sono immersi in un lago in prossimità della sede dell’incontro e hanno formato la scritta “ACT” (Agite) per chiedere passi concreti e soluzioni vincolanti per ridurre l’uso e la produzione di plastica usa e getta. Gli attivisti hanno aperto uno striscione con il messaggio “Per oceani liberi dalla plastica”.
“I nostri oceani soffocano sotto otto milioni di tonnellate di plastica che viene gettata e finisce in mare ogni anno. Il problema sta rapidamente peggiorando e per risolverlo servono fatti concreti e scelte ambiziose, non parole. I potenti della terra riuniti al G20 hanno la responsabilità di questo cambiamento attraverso l’adozione di provvedimenti e soluzioni legalmente vincolanti che risolvano il problema alla fonte e favoriscano l’innovazione e l’implementazione di sistemi di fornitura alternativi e sostenibili” dichiara Serena Maso, Campagna Mare di Greenpeace Italia.
Si stima che il 60-80 per cento dei rifiuti marini sia costituito da plastica. Ne finiscono ogni anno nei mari tra i 4 e i 12 milioni di tonnellate e solo il 14 per cento viene riciclato.
Greenpeace chiede ai governi di vietare la produzione della plastica all’origine, come primo passo fondamentale per ridurre l’invasione della plastica, includendo un piano con tempistiche vincolanti per i prodotti usa e getta di plastica, tra cui imballaggi e microsfere. Tutte le aziende e i produttori di materiali in plastica, come ad esempio gli imballaggi, devono obbligatoriamente dotarsi di un “Sistema di Responsabilità Estesa del Produttore” per contribuire a risolvere il problema.
“Riciclare non basta, è necessario che i governi affrontino il problema dando priorità alle politiche di gestione dei rifiuti e adottando azioni mirate per prevenire il problema alla fonte, riducendo la produzione e per il riuso e il riciclo dei prodotti”, continua Maso. “L’innovazione e l’implementazione di sistemi di fornitura alternativi e la sostituzione delle microsfere con materiali sostenibili sono fondamentali”.
Negli ultimi cinquant’anni la produzione globale di plastica è cresciuta in modo esponenziale. Solo tra il 2002 e il 2013 è aumentata del 50 per cento circa, passando da 204 a 299 milioni di tonnellate. A questi ritmi entro il 2020 si produrranno più di 500 milioni di tonnellate di plastica ogni anno: un aumento del 900 per cento rispetto ai livelli del 1980.