Nel comprensorio amerino, precisamente a Guardea, accanto ai ruderi di quel che fu un eremo prima, convento poi, è possibile ammirare una grotta dove San Francesco riposò durante le sue visite ai confratelli.
Lunga è la storia che accompagna queste mura ormai dirute. Su questo luogo ricco di acqua, dove un tempo sorgeva una villa romana, San Romualdo edificò un eremo, intorno all’anno Mille, dedicandolo a Santa Illuminata, originaria, come lui stesso, di Ravenna.
Dopo circa 150 anni l’eremo fu ceduto ai francescani che ne fecero un convento. Qui si recò più volte in visita, come abitualmente faceva con tutti i suoi conventi, San Francesco, il quale, rifiutando di essere ospitato all’interno della struttura, dormì nella grotta adiacente, dove ancor oggi possiamo entrare e vedere il suo giaciglio.
Da qui in poi la tradizione si mescola con la storia: per lungo tempo i fedeli accorrevano a sdraiarsi sul luogo dove riposò il Poverello, perché si raccontava che, chi si fosse sdraiato su quella pietra, sarebbe guarito dai suoi mali.
Certo è, perché ne ha lasciato testimonianza scritta un Vescovo in visita pastorale in questi luoghi nel XVI secolo, che da un punto del soffitto della grotta, ogni giorno, colava una modesta quantità di acqua, circa mezzo bicchiere, che aveva il potere di guarire dalle malattie degli occhi, e sappiamo che anche San Francesco ne soffrisse molto, afflitto com’era da una grave tracoma.
Nel convento, durante i secoli, molti uomini in odore di santità vi soggiornarono. Quello al quale la popolazione di Guardea è più legata in assoluto è il Beato Pascuccio, le cui spoglie riposano nella chiesa parrocchiale del paese.
Il Beato Pascuccio visse nel 1400 e molti furono i miracoli che lo resero caro al popolo. E’ festeggiato ogni anno a Guardea a metà Giugno anche se, in verità, fra Pascuccio è Beato per i fedeli e non per la Chiesa, non essendo mai salito agli onori degli altari per la scarsità di documenti che ne permettessero la canonizzazione.
Benedetta Tintillini