Capolavori in mostra all’interno di un gioiello architettonico; la chiesa monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino ospita, fino al prossimo 30 Ottobre, la mostra “Arte e Follia – Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi”, curata da Vittorio Sgarbi.
Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi hanno, loro malgrado, molteplici punti in comune. Entrambi vissero vite tribolate e dure: di origini modeste, immersi nella campagna padana, benché Ligabue sia nato in Svizzera, tutti e due hanno vissuto una vita al margine della società a causa dei loro disturbi psichici.
La loro scarsa cultura ha fatto sì che trovassero, nella pittura e nel disegno, la loro chiave espressiva che, nonostante la semplicità apparente del tratto, rivela tutto il loro mondo, reale o immaginario, colmo del dolore e della sofferenza che le loro vite hanno conosciuto. Proprio la loro provenienza umile, non plasmata da alcuna corrente artistica o di pensiero, lascia loro libertà totale nella esecuzione delle loro opere.
La pittura di Ligabue può, in qualche caso, ricordare la pittura naif per i soggetti raffigurati, scenari di campagna parte del suo quotidiano, dal contadino che torna da una faticosa giornata di lavoro alla raffigurazione di animali da cortile, ma dal naif è lontana anni luce: le pennellate di Ligabue sono sferzate verso chi guarda, non suscitano sentimenti di quiete attraverso confortanti immagini bucoliche, anzi, espirmono tutta la violenza, la forza, la rabbia per una natura inesorabilmente crudele.
Passeggiare fra le sue opere vuol dire immergersi nel suo sentire, è questo il talento che determina l’artista, è vedere con i suoi occhi, è percepire il suo dolore: il fascino che in lui suscitano le lotte fra galli nel pollaio, la forza, l’aggressività, l’enorme potenza che evocano i suoi animali selvatici, il dolore che esprimono i suoi autoritratti, e lo stupore e l’attrazione che istintivamente nasce in lui vedendo sfrecciare nella campagna una rombante motocicletta che, improvvisamente, rompe la quiete.
In questa mostra scopriamo anche il Ligabue scultore, aspetto meno noto dell’artista, ma non meno pregevole. Le piccole sculture di animali esprimono la stessa potenza ed aggressività dei suoi quadri, e fanno da contrappunto alla ieraticità dei notevoli affreschi della chiesa.
Anche Pietro Ghizzardi viene annoverato tra i naif, il quale, con i suoi ritratti di donne vere o immaginate, suscita, in chi osserva, enorme tenerezza. La semplicità con la quale ha sempre vissuto, anche quando ormai la sua arte era conclamata, rimanda al primo tizzone con il quale da bambino ha tracciato il primo disegno sul muro della sua camera. Il fascino per i ritratti, di donne in particolare, esprime il tentativo di fare proprio un mondo in cui non era accettato, e del quale voleva disperatamente fare parte, e il desiderio di conoscere sentimenti profondi ai quali, per lui, era precluso l’accesso.
La mostra di Gualdo Tadino è un’occasione imperdibile per conoscere a fondo due artisti fuori dagli schemi che hanno segnato il nostro Novecento, e per intraprendere un profondo viaggio nel loro sentire che, tutto sommato, non è poi così lontano da quello di ognuno di noi.
Benedetta Tintillini