A Umbrialibri, nel complesso monumentale di San Pietro, sabato 6 ottobre alle 17, il periodo storico degli anni di piombo torna in primo piano con una tavola rotonda coordinata da Francesca Romana Elisei, giornalista del Tg2, alla quale interverranno Sergio Materia, il giudice che decise il rinvio a giudizio di alcuni indagati eccellenti, lo storico Fabrizio Bracco, l’avvocato Tamara Pelucchini, Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno, autori di “Il divo e il giornalista, Giulio Andreotti e l’omicidio di Carmine Pecorelli: frammenti di un processo dimenticato“ (Morlacchi editore).
L’assassinio di Carmine Pecorelli, detto Mino, avvenne a Roma il 20 marzo 1979, ma il processo si celebrò a Perugia.
Un processo è anche rappresentazione del contesto socio-politico-economico nel quale dispiega la sua parabola giudiziaria. Se sul banco degli imputi ci sono un sette volte presidente del Consiglio dei ministri, un magistrato, tre boss della mafia e un giovane in ascesa nella Banda della Magliana, allora quel processo è ancora di più specchio dei tempi che lo hanno prodotto.
Le indagini coordinate dai sostituti Fausto Cardella e Alessandro Cannevale portarono davanti alla Corte d’Assise il senatore Giulio Andreotti, il magistrato Claudio Vitalone, il boss mafioso Gaetano Badalamenti, il cassiere di Cosa Nostra Pippo Calò, accusati di essere i mandanti e l’ex Nar, uomo della Magliana, Massimo Carminati e il “picciotto” Michelangelo La Barbera, indicati come esecutori.
La vicenda immersa nei segreti di un ventennio terribile, si è conclusa con l’assoluzione di tutti gli imputati con una sentenza definitiva che riconosce agli inquirenti perugini di aver lavorato in un contesto senza alternative. E il contesto è appunto quello degli anni di piombo.