Il Gonfalone di L’Aquila torna a casa dopo 16 anni dal sisma

gonfalone di l'aquila

Dopo un attento restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il monumentale Gonfalone di L’Aquila torna a casa. Scopri la storia e l’importanza di quest’opera unica.

A sedici anni dal devastante sisma che nel 2009 colpì L’Aquila e l’Abruzzo, un simbolo della città torna finalmente a casa. Il Gonfalone monumentale, capolavoro del Cinquecento realizzato da Giovanni Paolo Cardone, torna al MuNDA – Museo Nazionale d’Abruzzo, dopo essere stato oggetto di un complesso intervento di restauro eseguito dai tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Il progetto è stato finanziato dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e dalle banche del Gruppo di lavoro Relazioni culturali, nell’ambito dell’iniziativa “è cultura!”.

Un’opera di grande valore storico e religioso

Il Gonfalone, dipinto a olio su seta rossa, fu realizzato tra il 1578 e il 1579 per sostituire un precedente esemplare donato alla Basilica di San Pietro in occasione del Giubileo del 1575. L’incarico fu affidato a Giovan Paolo Cardone, esponente del manierismo abruzzese, che creò un’opera di straordinaria complessità iconografica e simbolica. Al centro della composizione troviamo la Vergine prostrata davanti al Cristo, accompagnata dai Santi protettori di L’Aquila: Massimo, Pietro Celestino, Bernardino ed Equizio.

L’insieme è arricchito da dettagli raffinati, come le fiammelle d’oro sullo sfondo rosso, simbolo dello Spirito Santo, e i medaglioni con l’aquila nera dello stemma cittadino. Imponenti anche le dimensioni: circa 15 metri quadrati (460×323 cm), che rendono il Gonfalone un’opera unica nel suo genere.

Il lungo viaggio del Gonfalone e il restauro

L’opera fu custodita per secoli nella Basilica di San Bernardino e, fino al 1815, portata in processione ogni 10 agosto per invocare “la serenità dell’aria”. Successivamente fu trasferita al Castello Cinquecentesco, dove subì danni durante il sisma del 2009. Recuperata e temporaneamente ospitata nel Museo Paludi di Celano, nel 2013 fu affidata all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per un restauro finanziato dall’ABI, conclusosi nel 2015.

Il restauro è stato un processo complesso: prima la pulitura, seguita dal consolidamento della struttura e dalla riadesione dei sollevamenti tessili. Tecniche innovative e materiali adesivi testati con prove di resistenza a trazione hanno garantito la massima conservazione dell’opera.

Il ritorno a L’Aquila

In occasione della presentazione a Firenze, Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, ha sottolineato l’importanza della sinergia tra restauro, valorizzazione museale e sostegno privato per la tutela del patrimonio artistico.

Federica Zalabra, Direttrice del MuNDA, ha annunciato che il Gonfalone sarà temporaneamente esposto in una sala dedicata, con soluzioni tecnologiche innovative per consentire al pubblico di ammirare l’opera, in attesa della definitiva riapertura del Museo nel Castello Cinquecentesco.

Con il ritorno del Gonfalone, L’Aquila si riappropria di un pezzo fondamentale della sua storia, un simbolo di resilienza e rinascita culturale.

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