di Benedetta Tintillini
L’edizione numero trenta del Todi Festival ha preso il via, lo scorso sabato 26 Agosto, con l’anteprima nazionale della pièce francese “Il legame” (Le Lien), della giovane autrice d’oltralpe Amanda Sthers, ancora mai rappresentata in Italia.
Lo spettacolo, che rappresenta quindi una novità assoluta nel panorama teatrale italiano, narra di un uomo ed una donna che si incontrano e si scoprono fratelli solo alla morte del loro padre comune, antefatto che scatena una serie di reazioni emotive nei due protagonisti, interpretati da Lucia Bendia e Francesco Bonomo.
Incontriamo Lucia Bendia per cercare di approfondire queste tematiche dal punto di vista, se vogliamo, sociologico, travalicando le battute del copione, da un punto di vista femminile.
L’inevitabile incontro-scontro emotivo tra i due personaggi, Marie e Paul, sul quale lo spettacolo si incentra, quanto rispecchia la società attuale?
Ritengo che quest’opera sia, benché molto recente, un grande classico. E come tutti i grandi classici rappresenta delle grandi pieghe dell’anima. Entrambi i personaggi, a prescindere dal loro diverso status, lei figlia ufficiale benestante, lui figlio fuori dal matrimonio e di più umile estrazione, soffrono del vuoto di amore subìto, e credo che il vuoto d’amore sia uno dei mali della nostra società contemporanea.
Marie, per come viene rappresentata, rispecchia la donna contemporanea?
Marie, come la quasi totalità delle donne, è assorbita dalla cura della famiglia e dei figli. Lei reputa ancora il matrimonio un’istituzione in grado di darle uno status all’interno della società, si evince dal modo formale, non emotivamente coinvolto, che usa per parlare del marito. Il matrimonio è inteso, e ancor oggi succede, come percorso precostituito e non come libera scelta. E’ l’educazione della quale tutte noi sentiamo ancora, più o meno consciamente, l’influenza.
Quindi nonostante le tante battaglie al femminile la donna ancora è legata a stereotipi secolari?
Ritengo che nessuna di noi, a prescindere dall’educazione ricevuta, sia scevra dall’influsso dei modelli che ci hanno preceduto. La grandezza del personaggio di Marie sta proprio nel fatto che rappresenti in maniera emblematica il danno che più o meno inconsciamente alcune donne subiscono.
I due fratelli si conoscono dopo un grave lutto, la morte del loro padre, questo probabilmente implica già una condizione emotiva precaria…
Assolutamente si. Il lutto è già di per sé una condizione nella quale gli equilibri si rompono e tendono ad uscire fuori sentimenti da sempre celati; sentimenti che generano frustrazione, perché riguardano qualcuno con il quale tu non puoi più fare i conti, amplificando, quindi, ulteriormente la sofferenza di chi il lutto lo subisce. Questi due fratelli si trovano emotivamente “nudi” uno di fronte all’altro, ed è la disperazione, a ben vedere, anche la molla per la quale i due personaggi andranno a letto insieme, un tentativo disperato di ricevere e dare amore in uno stato di vuoto assoluto.
Il tentativo di Marie di ricevere amore da Paul, non rappresenta, in qualche modo, la propensione delle donne a cercare conforto in un uomo piuttosto che sicurezza in loro stesse, condizione che, in molti casi, porta agli epiloghi scellerati che giornalmente ascoltiamo in televisione?
Ritengo che oggi come non mai sia difficile fare i conti con l’universo femminile. Lo dico da donna che giornalmente si trova a dover coniugare affetti e professione, desideri e necessità, nel tentativo costante di mantenere tutto in equilibrio. Le donne devono costantemente fare i conti con il ruolo che la famiglia e la società ha loro assegnato da secoli e la loro voglia di vivere e conoscere, che mal si concilia con la figura della donna votata alla cura della casa e della famiglia.
Io voglio pensare che quello che stiamo vivendo sia un momento di passaggio epocale, e mi auguro che in questo momento le donne siano in grado di riscoprire il potere magico del quale da sempre sono depositarie, come scrive Erri De Luca: dalle donne scaturisce la vita, sempre.
Marie cerca comunque, attraverso il sesso, di rompere le catene che la trattengono nel suo status di donna benestante e “sistemata”
Vero. Marie purtroppo però ne esce distrutta… non è dato sapere se quella frattura possa poi, in seguito, essere il punto di svolta per un cambiamento radicale che porti a maggiore libertà e consapevolezza. Il testo si ferma al momento del dolore generato da una realtà cruda ed inevitabile.
Un epilogo tale non lascia molta speranza alle donne che soffrono di un vuoto affettivo…
Io mi auguro che, nel crollo di Marie, tutte le donne, che ogni giorno sono dei veri e propri Caterpillar tra lavoro, impegni e famiglia, possano riscoprire la gioia di avere una spalla su cui piangere, una persona con la quale poter lasciarsi andare, abbandonarsi e affidarsi, un compagno di strada con il quale vivere in armonia. La vera forza delle donne sta nel piangere ma poi di nuovo combattere, nel cadere per poi sempre rialzarsi, sempre più forti e determinate.
Alcune di noi hanno paura di guardare in faccia alla realtà trascinando rapporti insoddisfacenti piuttosto che ammettere di aver sbagliato… ma è dall’errore che passa la bellezza della vita.