Vingt Regards sur l’enfant-Jèsus
Pianista M° Paolo Vergari
Venerdì 9 e sabato 10 novembre 2018 – Ore 20,30
Chiesa di San Giorgio in Velabro
Via del Velabro, 19, 00186 Roma
Ingresso libero
Nella prestigiosa e suggestiva atmosfera della Chiesa di San Giorgio in Velabro, a Roma, si terranno venerdì 9 e sabato 10 novembre 2018, alle ore 20.30, due Concerti eseguiti al pianoforte dal M° Paolo Vergari. Con il patrocinio di: Pontificio Consiglio della Cultura, Chiesa di San Giorgio in Velabro, il Varco Associazione Culturale, Rerum rete europea risorse umane e Associazione Nuove vie per un Mondo Unito.
A memoria d’uomo, forse, non si ricorda una esecuzione integrale dei Regards a Roma; in questa speciale occasione il pubblico sarà guidato dagli interventi videoregistrati di due personalità come il teologo Pierangelo Sequeri e dal musicologo Raffele Pozzi, professore presso l’Università degli Studi di Roma 3.
“Suonare l’integrale dei Regards” dice Paolo Vergari, “è un piacere nonché una sfida. Perché le sue musiche sono una sintesi tra la ricerca più moderna del linguaggio musicale e il senso profondo della musica stessa. La caratteristica di Messiaen è quella di non essere abbagliato dalle tecniche compositive, ma, attraverso quelle, poter suscitare meraviglia. Interpretare Messiaen per me è fare questa esperienza. Sono felice di continuare ad approfondire questo compositore, anche perché la sua scrittura pianistica è affascinante per le possibilità timbriche ed espressive tese alla massima ampiezza ”.
La vita di Olivier Messiaen (1908-1992) è segnata da sette decenni di carriera come organista, professore e compositore, decenni che hanno avuto influenza nello sviluppo dell’avanguardia musicale di tutto il ‘900. La sua produzione, infatti, è stata di riferimento per tutti i compositori della seconda metà del XX secolo, senza la necessità di creare una “scuola”.
Messiaen sprigiona la creatività della sua immaginazione attraverso il gusto particolare per il meraviglioso. Attratto dallo charme des impossibilités così si esprimeva: “Il meraviglioso è il mio clima naturale, lì mi trovo comodo. Ho bisogno di vivere il Meraviglioso, ma il Meraviglioso che sia vero!”. Questa concezione, e l’esperienza di fede in Messiaen che si può leggere anche dai titoli delle sue opere, ci invita ad uno sguardo estetico della sua musica, a codificare il simbolico, la sua tensione per il soprannaturale, elaborate e razionalizzate come un artigiano in linguaggio musicale.
Nel corpus straordinario della produzione di Messiaen, i “Vingt Regards” – grandiosa opera scritta tra il marzo e settembre 1944 – sono un esempio luminoso nella “traduzione” di una genuina esperienza di fede e ci rivela un pianoforte capace di novità nel suono, nel colore, nel timbro.
Come le grandi vetrate nelle architetture medievali, dove i particolari della composizione policroma visti da lontano sono fusi in unità e non vogliono istruire ma “abbagliare”, così Messiaen spiega la sua musica:
“Le vetrate sono una delle creazioni più straordinarie dell’uomo. Si è sopraffatti. E credo che questo sia l’inizio del Paradiso, poiché nel Paradiso siamo sopraffatti. Non capiremo Dio, ma cominceremo ad intravederlo (..) La musica vera, la musica meravigliosa puoi ascoltarla non capirla: non devi aver studiato armonia orchestrazione, Devi sentirla dentro. E qui pure si è sopraffatti dallo choc del suono”.
Una ambiziosa proposta concertistica che vuole provocare l’ascoltatore a lasciare per un attimo le “sicurezze” dell’armonia “classica” del repertorio di musica sacra più conosciuto.
Olivier Messiaen (Avignone 1908 – Parigi 1992) è stato un compositore francese allievo di M. Dupré e P. Dukas al conservatorio di Parigi. Nel 1931 divenne organista alla chiesa della Trinità a Parigi; nel 1936 fondò con A. Jolivet, Y. Baudrier e D. Lesur il gruppo Jeune France per contrastare il neoclassicismo accademico; dal 1936 all’inizio della guerra insegnò alla Schola cantorum, e poi dal 1942 al conservatorio di Parigi.
Nella sua densissima produzione spiccano alcuni nuclei poetici ricorrenti: ad esempio il senso religioso dell’esistenza, che si traduce in atteggiamenti contemplativi (Quatuor pour la fin du temps per clarinetto, pianoforte, violino e violoncello, composto nel 1940 in un campo di prigionia tedesco) o in mistiche vertigini nella meditazione liturgica sui misteri cristiani: L’Ascension per orchestra (1934), 3 Petites liturgies de la présence divine per coro femminile, pianoforte, onde Martenot, archi e percussione (1944), Couleurs de la Cité celeste per pianoforte, 13 fiati, xilofoni e percussione (1963), Et expecto resurrectionem mortuorum per legni, ottoni e percussione (1964); vari cicli per pianoforte (Visions de l’amen per 2 pianoforti, 1943; Vingt regards sur l’Enfant-Jésus, 1944) e per organo La nativité du Seigneur, 1935; sino a culminare nel 1983 in Saint-François d’Assise, opera ispirata alla vita del santo.
Un altro nucleo poetico è il senso intimo della natura come fonte primigenia del suono, rappresentata dal canto degli uccelli (Réveil des oiseaux per pianoforte e orchestra, 1953; Oiseaux exotiques per pianoforte e strumenti, 1956;Catalogue d’oiseaux per pianoforte, 1956-58; un altro ancora è l’idea utopistica di un linguaggio musicale ecumenico e astorico, in grado di inglobare in sè antico e moderno, l’esotico e il surreale, la spiritualità e la materia in lussureggianti nebulose di ritmi, di timbri e di colori armonici: Les offrandes oubliées (1930), Turangalîla-symphonie (1946-48), Chronochromie (1960) per orchestra; Poémes pour Mi (1936), Chants de la terre et du ciel (1938) e il ciclo di liriche Harawi (1945), Cinq rechants per 12 voci a cappella (1949); Des Canyons aux ètoiles per 4 soli e piccola orchestra (1974).