Una nuova illuminazione che esalta la bellezza. La Tomba di Giulio II di Michelangelo, di cui fa parte la statua di Mosè, nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, torna a risplendere grazie ad un’opera di manutenzione e di restauro. E, in particolare, grazie ad un gioco di luci suggestivo realizzato da Mario Nanni utilizzando tecniche informatiche e lampade a led, in grado di restituire i colori e l’intensità della luce naturale di Roma.
Un lavoro di recupero messo in campo dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica di Roma e sostenuto da Il Gioco del Lotto, nella logica di una piena collaborazione tra pubblico e privato. Un rapporto, ha spiegato il soprintendente Francesco Prosperetti presentando oggi l’intervento, “che rappresenta un dato assolutamente fondamentale nella capacità che abbiamo, ma che dovremmo sviluppare sempre di più in futuro, di valorizzare il nostro patrimonio monumentale e artistico. Il Comune di Roma ha fatto moltissimo in questi anni per attrarre donatori e mecenati per ‘curare’ le antichità romane.
Il restauro del Mosè – ha aggiunto Prosperetti – ha un’altra caratteristica esemplare, che è quella della cura che il mecenate ha assicurato nell’arco di un periodo di più di 15 anni. L’idea è che non ci si limiti al restauro, ma che il monumento venga adottato attraverso una cura pluriennale. E’ questo l’obiettivo che noi vorremmo raggiungere. Come Soprintendenza – ha evidenziato poi Prosperetti – abbiamo iniziato con l’illuminazione del Foro Romano la scorsa estate e oggi passiamo quindi al Michelangelo. Dei lavori sulla Tomba di Giulio II mi colpisce la natura di cantiere di ricerca, così come dovrebbe essere ogni restauro, anche se purtroppo non sempre accade”.
La manutenzione portata a termine arriva a diversi anni dall’ultimo intervento sul monumento e si colloca in continuità con il progetto di restauro e comunicazione del biennio 1999-2001 messo in atto da Il Gioco del Lotto. Ora, dunque, vengono recuperati i colori del marmo di Carrara scelto e scolpito da Michelangelo nel XVI secolo. La nuova illuminazione rivela così Michelangelo come scultore della luce oltreché del marmo. Obiettivo dell’iniziativa è stato quello di restituire le condizioni in cui la Tomba venne creata. Condizioni negli anni completamente cambiate anche in virtù della chiusura di una finestra alla destra del Mosè operata nell’Ottocento.
L’intervento si “inserisce in un lungo percorso di Lottomatica – ha sottolineato Fabio Cairoli, presidente e amministratore delegato di Lottomatica Holding – che attraverso Il Gioco del Lotto investe da molto tempo nella valorizzazione e del recupero del patrimonio artistico e culturale in Italia. E’ un percorso che inizia ben 17 anni fa con lavori che hanno progressivamente valorizzato l’opera. Una modalità che non è mai stata improntata a obiettivi di breve periodo ma alla capacità di stabilire programmi di lungo periodo”.
Il restauro, affidato alle mani di Antonio Forcellino, trova la sua piena completezza nell’illuminazione creata appunto da Mario Nanni, maestro nel settore. “Il progetto – ha spiegato – parte dalla possibilità di interpretare la luce naturale che entra dentro la chiesa. Ho dato al Mosè una luce divisa in quattro atti, quella dell’aurora, dell’alba, quella del tramonto e quella del crepuscolo, in modo da avere una resa cromatica che sfuma dagli arancioni ai rossi e che si integra con la luce naturale”.