Il minifilm “Il Volo” racconta l’esperienza positiva di integrazione di Riace e l’opera del suo sindaco Lucano
“La vera utopia è ciò che io ho visto in Calabria, a Riace. Li ho visto un mondo migliore al lavoro”. Non riesce a nascondere la commozione, Claudio Gabriele, quando cita il regista Wim Wenders, subito dopo aver narrato le tragedie e i drammi legati al fenomeno dell’emigrazione in occasione dell’anteprima perugina, sabato 8 ottobre, del cortometraggio ‘Il volo’ da lui stesso prodotto. La proiezione del minifilm, organizzata dall’Associazione Amici della Calabria e dell’Umbria (Amcu), si è tenuta a palazzo Cesaroni ed è stata accompagnata da una tavola rotonda sul tema, appunto, dell’immigrazione e dell’integrazione a cui hanno preso parte, oltre a Gabriele, Pietro Abbritti, presidente di Amcu, Urbano Barelli, vicesindaco di Perugia, Donatella Porzi, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Gianpiero Bocci, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, e Cecile Kienge, deputata del Parlamento europeo.
L’incontro è stato moderato da Antonello Lamanna. “C’è la necessità – ha detto Abbritti – di affrontare il problema dell’accoglienza degli immigrati che sono legittimati a restare in Italia. È impensabile tenere queste persone in dei centri, rinchiusi come in un campo di concentramento. Abbiamo, perciò, preso spunto dall’esperienza del sindaco di Riace Mimmo Lucano, raccontata nel film ‘Il volo’, il quale è riuscito a far inserire nel tessuto sociale e lavorativo del suo paese i migranti che sbarcavano nelle coste calabresi. Un esempio apprezzato a livello mondiale”.
Il film di Wenders narra proprio del modello di accoglienza che si è sviluppato nella cittadina di Riace alla fine degli anni Novanta. “Riace – ha raccontato Gabriele – era un paesino che stava morendo, abitato essenzialmente da poche centinaia di persone anziane. L’arrivo dei primi gruppi di immigrati ha permesso alla città di rinascere. Mimmo, che è una persona eccezionale quanto modesta, è, infatti, riuscito a farsi donare le case ormai vuote dai vecchi proprietari che erano emigrati anni prima e ci ha messo i nuovi arrivati facendo convivere le famiglie di Riace con quelle provenienti, per esempio, dall’Afghanistan. E così, magari, in un appartamento si preparava la peperonata e in quello affianco il kebab”.
Per questa sua opera, il sindaco Domenico Lucano è stato anche inserito, unico italiano, nella classifica delle cinquanta persone più influenti del mondo stilata dalla rivista statunitense Fortune. “I nuovi cittadini di Riace – ha proseguito nel racconto Gabriele – si sono poi impegnati in attività artigianali e in produzioni locali contribuendo a rivitalizzare l’economia del borgo. Ho parlato con la gente del posto e mi hanno assicurato che non si sono mai verificati incidenti o problemi”.
“Riace è un modello – ha commentato Bocci –. Quella che sembrava allora una grande problematica, l’arrivo dei primi gruppi di immigrati, quella piccola comunità l’ha trasformata in una grande opportunità. Ciò significa che flussi e immigrazione non rappresentano sempre un problema ma che molto dipende dalla nostra capacità di riuscire a farne un’occasione per far crescere la comunità. L’esempio di Riace può essere una lezione per tante altre comunità”.