Già nel titolo è racchiusa l’arte di Antonella Zazzera. Nata a Todi dove vive e lavora, sin dalla più tenera età si è cimentata con l’arte, la pittura nello specifico. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti dove ha approfondito in particolare il chiaroscuro, affascinata dal ruolo essenziale della luce nel definire la tridimensionalità dei soggetti. Luce che sarà essenza della sua arte, artefice e risultato delle sue opere. Svilupperà il suo segno attraverso la pittura e studierà le vibrazioni di luce attraverso le sue sperimentazioni fotografiche fino a trovare il suo codice personale.
Spazio, segno e luce, come nella migliore tradizione dell’arte italiana. Non è un segreto che fondamentale è stato il fascino esercitato su Antonella dall’uso della luce del Caravaggio, grazie alla quale i corpi emergono con forza dall’oscurità, e molti altri sono i richiami alla storia dell’arte nelle sue opere: dai segni scarni, istintivi ed essenziali delle pitture rupestri, al segno/colore segmentato della pittura divisionista, al senso di movimento e dinamismo proprio dell’arte Futurista.
Richiami a stili pittorici, anche se il codice espressivo di Antonella è la scultura… sembra un’incongruenza ma non lo è. Le sue opere occupano lo spazio con la loro forte matericità, ma trascendono dalla loro forma grazie alle vibrazioni prodotte dalla luce che colpisce la loro superficie, formata da fili di rame di varie tonalità e vario spessore, impiegati in modo sapiente per modulare i riflessi e le rifrazioni tracciando linee, regalando un’armonica sensazione e di moto che ci induce a tornare alle nostre origini, alle origini dell’uomo stesso e del suo rapporto con la natura. E questo deve essere lo scopo primo di un’opera d’arte: rappresentare la sintesi dei valori armonici insiti in noi stessi e che sono la nostra forza ed il nostro nutrimento, permettendoci di riscoprirli e di guidarci verso dimensioni per noi sconosciute.
Il segno quindi diventa colore, la linea, che è da sempre la rappresentazione di un raggio di luce, nelle opere di Antonella si moltiplica all’infinito abbandonando il suo valore geometrico e divenendo luce nello spazio.
Antonella ha voluto caparbiamente raggiungere il suo intento: ottenere in modo tridimensionale le stesse vibrazioni di luce che riusciva a catturare attraverso l’obiettivo fotografando delle lastre di vetronite graffiate e scalfite; per fare questo ha inventato la propria tecnica dal nulla. Dando vita ad una duplice creazione: quella dell’opera d’arte ma anche quella del metodo realizzativo, lento, complesso e sofferto.
Così nascono gli Armonici, forme di luce che si curvano nel movimento, le Segniche, tratti liberi nello spazio, le Ritrattiche, le uniche opere che hanno una qualche affinità con l’arte figurativa, sono infatti degli studi dell’ovale dei volti, e le ultime nate, i Naturalia, volute di luce queste ultime realizzate in alluminio.
Dal 2009 Antonella disegna nello spazio ed anche sulle superfici di sostegno delle opere attraverso nuove realizzazioni: le Carte/Scultura. Sono opere leggere, nelle quali i radi fili di rame sono avvolti dalla cellulosa (in qualche caso pigmentata di nero) che crea spazi pieni e vuoti, e attraverso i quali Antonella disegna con le ombre. Utilizza l’ombra per disegnare questa volta, ma ciò, naturalmente, avviene sempre grazie all’uso della luce.
Dalla Natura Antonella prende spunto per le sue trame, nel suo studio possiamo trovare cortecce scavate, foglie che mostrano gli intrecci delle loro venature o nidi. Dalla Natura Antonella Zazzera prende i colori per le sue realizzazioni, utilizzando i materiali nei loro colori originali, ed alla Natura le sue sculture riconducono, alla vera essenza dell’Essere Umano.
Ho tentato, in un breve testo, di rappresentare il mondo e l’arte di Antonella Zazzera, semplice e complessa, profonda e senza sovrastrutture, eterea e concreta… e non posso che sottoscrivere ciò che lei stessa sostiene: “l’opera d’arte è l’artista”.
di Benedetta Tintillini