In un esclusivo salotto. E’ così che si viene accolti a Monte Castello di Vibio, prima dell’inizio dello spettacolo, da Edoardo Brenci, direttore artistico del teatro più piccolo del mondo. Come nel proprio salotto, l’anfitrione saluta gli ospiti, osservando i volti e riconoscendo gli habitué dai nuovi amici, turisti per lo più, curiosi di conoscere la storia e di vedere e vivere questa piccola perla incastonata nella verde campagna umbra.
Monte Castello Vibio, piccolo centro che ha mantenuto intatta la sua conformazione medievale, custodisce al suo interno un luogo così particolare e unico. Ma lo è davvero il teatro più piccolo del mondo? La sfida è aperta mi dice Edoardo, con il teatro di Vetriano di Lucca, che si è iscritto ai Guinness, ma in questo caso non si tratta di luogo nato come teatro, ma di un locale, sempre ottocentesco, destinato ad altro uso, poi convertito a luogo di incontro nel quale è stato realizzato un teatro.
Innanzitutto un breve cenno sulla storia del Concordia: il teatro (allora chiamato “stabilimento”) nasce per volere di 9 famiglie alto borghesi di Monte Castello nei primi anni del 1800 come luogo privato, al quale si aveva accesso solo tramite invito dei proprietari. Solo negli anni ’80 del secolo scorso venne espropriato dal Comune agli eredi, per poter beneficiare di fondi europei grazie ai quali sono potuti partire i restauri. Da sottolineare che la Regione Umbria, allora, fu la prima ad utilizzarli per il recupero dei teatri storici, e ne furono restaurati addirittura 18.
Dopo circa 40 anni di totale abbandono, per la precisione dal 1951, nel 1993 il teatro tornò a nuova vita, e fu la realizzazione del sogno di un bambino, che possiamo vedere ritratto nell’unica foto d’epoca del teatro datata 1929: Nello Latini. Questo bambino, al quale fu permesso di entrare per assistere ad uno spettacolo di burattini nel giorno dell’Epifania, si innamorò e rimase legato al teatro della Concordia fino all’ultimo giorno della sua vita.
Ormai 75enne nel 1993, in possesso delle chiavi, cominciò a far visitare, ai turisti ed ai curiosi, il teatro tornato allo splendore di un tempo, dando il via all’attività attualmente maggiore fonte di sostentamento per l’associazione: le visite guidate. Usava poi rimpicciolire e dentellare l’immagine del teatro a mo’ di francobollo, e nel 2002, con il plauso dell’allora Presidente della Repubblica Ciampi, venne emesso il francobollo con l’effigie del Teatro Concordia di Monte Castello di Vibio. Un altro sogno che vide avverarsi.
Grazie ai fondi ricavati dal 5×1000 è stata realizzata una sala espositiva al pian terreno a lui intitolata: conserva nelle teche le testimonianze della storia del teatro ed alcuni dei ben 25 raccoglitori pieni di immagini e ricordi, frutto della passione e l’impegno di Nello nel conservare e catalogare tutte le foto e le testimonianze del piccolo borgo umbro al quale ha dedicato tutta la sua vita.
Un altro sogno, ancora da realizzare, è la catalogazione di tutto questo enorme patrimonio di storia locale.
Ma il teatro non è finito, altri lavori sono in corso grazie a fondi europei per i centri che sostengono la candidatura di Perugia/Assisi capitali della cultura 2019, ed ai quali si è potuto accedere grazie a delle liquidità presenti nella cassa dell’Associazione.
Potrei parlare degli affreschi realizzati dagli Agretti, padre e figlio (quattordicenne!), dell’acustica perfetta grazie al legno che riveste il plafone di camorcanna con il quale venivano realizzate tutte le sale da concerti, o dell’atmosfera particolare che si respira, ma desidero che ognuno la scopra visitando il teatro, vivendolo, aiutandolo a crescere e diventandone amico.
I volontari dell’Associazione accolgono i visitatori, e, con sempre rinnovato entusiasmo, raccontano la storia e le storie, le vite, legate a questo magico patrimonio di Monte Castello e di noi tutti, ma anche con sempre maggiore fatica, vista la situazione attuale che vede morire le attività economiche nei piccoli borghi, e che quindi rende sempre più arduo lo sforzo di farsi conoscere, apprezzare e raggiungere.
La politica non può costantemente delegare i propri doveri al senso civico dei singoli ed alla buona volontà delle Associazioni.
Mai come in questo momento di sbandamento c’è bisogno di ritrovare le proprie radici e la propria storia. Mai come in questo momento c’è bisogno dell’aiuto e della collaborazione reciproca. Mai come in questo momento c’è bisogno di sognare e coltivare i propri sogni.
di Benedetta Tintillini