Le rovine sveleranno i segreti degli insediamenti tardo romani nelle zone desertiche e le strategie dell’Impero Romano nello sfruttamento delle frontiere.
Il progetto L.I.F.E è dell’egittologa Corinna Rossi e verrà sviluppato insieme al Politecnico di Milano e all’Università Federico II di Napoli grazie all’Erc consolidator Grants, una sovvenzione dall’istituto europeo di ricerca di 2 milioni di euro, primo Erc mai attribuito in Italia per un progetto archeologico. L’oggetto di studio sono le rovine di Umm al-Dabadib, nell’Oasi di Kharga nel deserto occidentale egiziano, in un’area molto remota.
“Il livello di conservazione dei reperti è impressionante abbiamo un forte con torri alte 12 metri, con la scala agibile all’interno, abitazioni alte tre piani, con la cucina a vista sul tetto, lavorare là non sarà cosa facile dal punto di vista logistico sono spedizioni molto complesse”. Il sito è pressoché sconosciuto, a causa delle difficoltà logistiche, in quei luoghi non ci sono strade, acqua o elettricità. E qui entra in gioco il 3d Survey Group del Politecnico di Milano che si occuperà del rilievo 3d delle rovine, oggetto di studio insieme al sistema agricolo di cui si occuperà l’università napoletana.
“Il nostro rilievo 3d di insediamenti romani è basato su una tecnica di fotogrammetria evoluta ci permette di raccogliere informazioni in tempi rapidissimi di elaborarle in parte sul campo e di essere certi mentre siamo là che abbiamo raccolto abbastanza informazioni che poi possono rielaborate qui dai computer del laboratorio. “Il progetto inizierà ufficialmente il 1 luglio 2016: i primi passi saranno l’organizzazione del complesso scavo archeologico che aprirà nel 2017 e la creazione di un database che dovrà contenere tutte le informazioni rilevate.