I dati presentati da ISPRA sulla crescita del consumo di suolo in Italia sono più che allarmanti: per Legambiente l’aumento nel 2021, se da un lato può essere almeno in parte letto come un ‘rimbalzo’ legato alla ripartenza dei cantieri dopo la battuta d’arresto del lockdown, dall’altro lato mette in guardia rispetto ad un meccanismo di crescita dell’espansione urbana e infrastrutturale che appare del tutto indifferente alle tante leggi ‘contro il consumo di suolo’ approvate da gran parte delle regioni italiane, mettendo allo stesso tempo in luce, in modo sempre più evidente, la drammatica carenza di una legge quadro nazionale, ormai arenata dopo un decennio di inconcludenti discussioni parlamentari. A rendere ancora più problematico il dato di continua crescita ingovernata del consumo di suolo, c’è anche la prospettiva legata all’impiego dei fondi europei.
Il rapporto ISPRA non fa altro che confermare anche per il 2021 i dati del monitoraggio dei territori sul raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 redatto da ASviS (Alleanza Sviluppo Sostenibile). Anche secondo questo rapporto infatti l’obiettivo 15 (vita sulla terra) ed in particolare il target 15.3 “Entro il 2050 azzerare l’aumento del consumo di suolo annuo”, sta annualmente peggiorando.
I numeri del consumo di suolo in Umbria
Ad un primo sguardo i dati pubblicati da ISPRA sulla crescita del consumo di suolo riferiti all’Umbria possono sembrare rassicuranti: la nostra regione si attesta al 5,3%, che equivale a 44508 ettari, comunque sotto la media nazionale.
A far saltare sulla sedia, amministratori e cittadini dovrebbe essere invece è il dettaglio dei dati: tra il 2020 e il 2021 c’è stato un incremento di 111,97 ettari ed in nove anni, dal 2012 al 2021 l’Umbria ha avuto un incremento del consumo di suolo di 1027,08 ettari che equivale ad aver occupato con strade ed edifici una superficie poco più grande dell’intero Comune di Piegaro.
L’incremento del consumo di suolo però non va a braccetto con l’aumento del numero di abitanti, che diminuiscono progressivamente negli anni fino ad arrivare a 865452 residenti (dato Istat 2020), 20787 residenti in meno dal 2012 al 2020.
Se poi consideriamo che il 29,3% del territorio umbro è montano, dove troviamo piccoli o piccolissimi insediamenti, è evidente che la maggior parte del suolo consumato si concentra nel restante 70,7% di territorio, in collina e in pianura e nei centri urbani più grandi.
Scendendo maggiormente nel dettaglio si registra che il territorio della Provincia di Perugia è quella con il maggior incremento di consumo di suolo rispetto a quella di Terni: ulteriori 96,64 ettari consumati in Provincia di Perugia nel 2021 contro i 15,33 ettari della Provincia di Terni.
Il comune umbro con la percentuale maggiore di suolo consumato resta di gran lunga Bastia Umbra con ben il 26%, seguito da Corciano con il 14,7% e Terni con il 12,6%. Perugia è quarta con l’11,3%. Quello che però ha visto l’aumento maggiore tra 2012 e 2021 in termini assoluti è stato Perugia con 90,5 ettari, una media di 10 ettari l’anno consumati, seguita da Terni con 70 ettari e da Valfabbrica che con 60,2 ettari consumati precede di poco Gubbio a 58,8. Gubbio però sembra avere arrestato questa crescita dato che nel 2021 è stato il comune umbro con il dato migliore avendo ridotto di quasi due ettari il proprio suolo urbanizzato.
Tra i comuni umbri invece che hanno maggiormente incrementato il consumo di suolo nell’ultimo anno spiccano Perugia con 12,87 ettari di incremento, Gualdo Tadino con 11,08 ettari e Spoleto con il 9,70 ettari.
Fermare il consumo di suolo fa parte degli impegni del PNRR.
Nel panorama europeo il tema del suolo è sempre più attenzionato: da un lato ci sono le crisi internazionali degli approvvigionamenti che, insieme alla siccità, mettono in chiaro che non devono essere più sprecati terreni agricoli, e dall’altro le grandi strategie europee, tra cui la nuova strategia tematica e l’imminente nuova direttiva europea sulla protezione del suolo, che fissano sfide e obiettivi sempre più ambiziosi.
“I dati di Ispra confermano che la nostra regione non ha affatto smesso di consumare suolo – commenta Maurizio Zara presidente di Legambiente Umbria – sebbene diminuisca in modo inesorabile la popolazione, si continua in maniera pervicace a costruire strade, aree commerciali, parcheggi e abitazioni, in una regione che a livello pro capite ha già un numero esorbitante di chilometri di strade e di superfici di grande distribuzione commerciale, ben sopra la media nazionale, e generando indirettamente traffico e inquinamento”.
“Anche l’Umbria deve cominciare a fare i conti con la realtà: fermare il consumo di suolo deve essere riconosciuta come una priorità assoluta di chi governa la regione e di chi amministra i comuni umbri, in linea con gli obiettivi europei. Poiché il suolo è una risorsa limitata e non rinnovabile, se non si arresta il consumo – conclude Maurizio Zara – le conseguenze le dobbiamo pagare tutti noi, e come questa ondata di calore e di siccità ci dimostra, i cambiamenti climatici non fanno sconti”.