Sintomi dello scompenso cardiaco: calo della pressione, aumento della frequenza cardiaca, affanno e gambe gonfie una malattia che, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione italiana, diventerà la patologia del futuro”.
Lo spiega Antonio Rebuzzi, professore di Cardiologia presso l’Università Cattolica di Roma e direttore della Terapia intensiva cardiologica del Policlinico Gemelli. “Sono circa 600.000 gli scompensati nel nostro Paese”, precisa il presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), Michele Gulizia.
“Questa patologia è l’epilogo di molte malattie cardiache. Problemi valvolari, aritmie, infarto, ipertensione. Possiamo avere un’insufficienza lieve, moderata o grave”, dice Gulizia. Ma di che cosa si tratta? “Le pareti del muscolo cardiaco si irrigidiscono, la pompa riduce la sua potenza e il cuore non è più in grado di compensare le richieste di ossigeno” che arrivano dall’organismo, continua Rebuzzi. “La terapia dello scompenso cardiaco è di due tipi – conclude Gulizia -. Quella farmacologica serve a smaltire i liquidi che si accumulano nei polmoni. Quando il paziente è pesantemente scompensato si può aiutare con un pacemaker speciale: si tratta di apparecchi detti resincronizzatori cardiaci che, grazie ad algoritmi particolari, intervengono come una sorta di direttore d’orchestra. Agiscono sugli impulsi sfalsati e risincronizzano la contrattilità” del cuore.
In un altro studio viene rilevato che il 50% dei pazienti colpiti da scompenso cardiaco, una condizione nella quale il cuore non riesce a pompare in modo soddisfacente sangue nel resto dell’organismo, muore entro 5 anni dalla diagnosi.
“I principali fattori di rischio sono fumo, ipertensione, obesità e sedentarietà. Questa condizione invalidante è purtroppo ancora fortemente sottovalutata e sottostimata mentre la prevenzione deve giocare un ruolo chiave”, afferma l’Associazione italiana scompensati cardiaci (Aisc). Secondo i risultati di uno studio del National Health and Nutrition Examination Survey – sottolinea l’Aisc – i principali fattori di rischio per lo scompenso cardiaco sono rappresentati da: il fumo di sigaretta (16%); l’ipertensione arteriosa (10%); l’obesità (8%); la sedentarietà (9%); il diabete mellito (3%). Dato l’andamento progressivo della malattia e il graduale intensificarsi dei sintomi, l’Aisc ricorda come sia fondamentale una diagnosi tempestiva, che permetta di prevenire e rallentare il decorso della patologia che se gestita in maniera appropriata può comunque essere compatibile con una buona qualità di vita.