L’uccisione di un’aquila reale, avvenuta l’altro ieri sui Monti Sibillini da parte di un bracconiere, è un delitto che, oltre a costituire un reato, causa un danno inestimabile al patrimonio naturale e alla biodiversità del Parco Nazionale e dell’Appennino umbro marchigiano.
E’ inconcepibile che, dopo tutto ciò che sta succedendo, ed i segnali che la natura costantemente ci manda, ancora esistano persone che si comportino in modo spregevole nei confronti di altre specie con cui dividono il pianeta, nel totale menefreghismo verso il sentire dei propri simili ed il disinteresse per il futuro della nostra casa comune.
Negli Appennini si stima che siano presenti 50 coppie di aquile reali, di cui cinque 5 coppie attualmente nidificanti nell’area protetta del Parco Nazionale dei Monti Sibillini (delle quali faceva parte l’esemplare ucciso), a rischio di estinzione a causa di disboscamento, bracconaggio e cattura dei nidiacei, è per questo motivo che in Italia è specie protetta ai sensi della legge 157/92.
In Italia l’aquila reale è presente in maggior parte nelle Alpi con 200 coppie di nidificanti mentre in Sicilia sono presenti 10 coppie e in Sardegna 30 coppie.
“Non è la prima volta che purtroppo qualche bracconiere volutamente uccida a fucilate un’aquila reale, uno degli animali simbolo delle nostre montagne e importante per la funzionalità degli ecosistemi dell’Appennino, è il commento di Legambiente. Un delitto, la cui notizia arriva a ridosso della Giornata mondiale della biodiversità, e che oltre a costituire un reato ai sensi della normativa nazionale e comunitaria, causa un danno inestimabile alla società civile, al patrimonio naturale e alla biodiversità e che vanifica il lavoro di moltissime persone dedicate alla conservazione della specie”.
“In attesa delle informazioni che arriveranno dagli approfondimenti diagnostici in corso presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, non possiamo che condannare questi atti vili e gratuiti che evidenziano esclusivamente disprezzo nei confronti della straordinaria bellezza della natura. Occorre migliorare il controllo del territorio, anche coinvolgendo la vigilanza ambientale delle associazioni – conclude Legambiente – e avviare azioni di contrasto del bracconaggio con il supporto del Corpo dei Carabinieri Forestali ”.
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