Nasce, più o meno consciamente, dall’incontro con Gerardo Dottori, la vena artistica di Leonardo Orsini Federici. Da quando passava il suo tempo, ancora bambino, accanto al maestro, distribuendo pennellate ad imitazione del grande artista perugino.
Mai sopito l’amore per la pittura, ma accantonato negli anni per seguire la sua professione di architetto, Leonardo ha riscoperto, dirompente, la necessità di dare sfogo alla sua vena artistica realizzando grandi tele, dove le più importati correnti artistiche Novecentesche trovano nuova vita e significato.
La pittura di Leonardo è originalmente figurativa, risente della corrente cubista nella rappresentazione dei soggetti, ai quali viene donata però, una “terza dimensione”, grazie all’uso del colore, che con tecnica precisa e paziente, molto vicina al puntinismo, sfuma gradualmente ammorbidendo le forme costrette nel rigore geometrico.
Il fascino delle opere di Orsini Federici sta nella loro, apparente, semplicità. Il soggetto dell’opera non è mai il protagonista della tela, ma è un mezzo, attraverso il quale l’autore intende rappresentare un concetto astratto a lui molto caro: il dinamismo.
Concetto, quest’ultimo, al centro della poetica futurista, che l’artista ha fatto sua, grazie alla enorme attrazione che il Futurismo ha sempre esercitato nei suoi confronti, in particolare attraverso l’opera e la figura di Giacomo Balla. Dalla corrente futurista Leonardo eredita e fa suo il concetto di velocità e di movimento, che traduce nelle sue opere attraverso l’uso dell’ellisse, non immediatamente percepibile come figura geometrica ma la cui sinuosità riesce a trasmettere, in modo immediato, il senso travolgente di rapido spostamento, che è poi il vero soggetto delle sue tele.
Le opere di Leonardo Orsini Federici sono attualmente, per la prima volta, in mostra presso il Foyer del Teatro Morlacchi di Perugia.
L’Argonauta, il suo primo quadro, ha tratto ispirazione dalle richerche degli scienziati del CERN che sono riusciti ad osservare l’antimateria; concetto rappresentato attraverso un personaggio immaginario in grado di viaggiare rapidamente nel tempo e nello spazio. Un’altra grande tela è ispirata alla sua passione per i cavalli, e ritrae con un veloce puledro che corre nella polvere.
Non poteva non essere presente un omaggio all’arte di Dottori: il Picco delle Aquile è l’opera realizzata in onore del Maestro, e rappresenta quattro aquile in volo ellittico attorno a cime innevate.
L’opera “Il drone”, in realtà, presenta al centro un aeroplanino di carta, in un certo qual modo l’antenato dell’oggetto telecomandato oggi molto utilizzato, che disegna le sue imprevedibili traiettorie nell’aria. Una versione in bianco e nero di questa opera è presente al Concorso Manini, concorso biennale di arte pittorica rivolto agli studi tecnici di ingegneri, architetti e geometri dell’intero territorio nazionale.
Il quadro “Il proiettile” rappresenta, in modo potente, il concetto di energia dinamica e di forza che tanto affascina l’autore, essenza del vivere contemporaneo, mentre osservando “Il batterista” sembra quasi di percepire le onde sonore che si propagano grazie all’energia dello strumentista.
L’aeroplano di carta è un drone, il colore cambia dimensione alle forme, il figurativo ritrae vibrazioni: nell’arte di Orsini Federici ciò che sembra, non è.
di Benedetta Tintillini