Il Premio Loano, il più prestigioso riconoscimento italiano per le musiche di tradizione orale, per il miglior disco del 2019 è stato assegnato a Lucilla Galeazzi e UmbriaEnsemble con “Donna, voja e fronna…”, pubblicato da Squilibri.
Raggiante Lucilla Galeazzi che, con questo progetto, ha dichiarato di essere “ritornata all’inizio della mia carriera, misurandomi con autori, ricercatori e canti che sono stati la causa della mia stessa ‘conversione’ alla musica popolare per scoprire in quei canti una gamma pressoché infinita di altre possibilità espressive”. Altrettanto contenti i componenti dell’UmbriaEnsemble che ritengono di avere appreso “anche un approccio nuovo ai nostri stessi strumenti musicali, ai loro timbri e possibilità tecniche”. Felice anche Piero Arcangeli, l’ideatore dell’intero progetto, per il quale è stata premiata “la sperimentazione, vale a dire una proposta come la nostra che non indulge a mediazioni al ribasso fra diverse prassi musicali, siano esse di matrice folkloristica o colta, ma, in controtendenza, ha cercato di dare vita e spazi nuovi all’oralità musicale umbra”.
Il CD Donna, voja e fronna
Proponendo una rilettura in chiave cameristica dei repertori popolari umbri, il CD riguarda per molti versi l’esito di un viaggio etnomusicale iniziato negli anni Cinquanta del Novecento, al fine di coronare un amore, altrimenti impossibile, tra le musiche della tradizione contadina centro-appenninica e i suoni di un ensemble di formazione classica: una relazione feconda, a giudicare dagli esiti sorprendenti nelle diverse possibilità di approccio, dalla più godibile alla più spericolata, e dalle svariate combinazioni tra le fonti originali (restituite dalla voce di connaturata autenticità di Lucilla Galeazzi) e le interferenze in contrappunto di cameristi di chiara fama (i componenti dell’UmbriaEnsemble). Un progetto di straordinario fascino che chiude in qualche modo un cerchio per chi l’ha ideato, Piero G. Arcangeli, portando a compimento quanto covava sotto la sua duplice natura di etnomusicologo e compositore. Le musiche e i canti presi in esame, infatti, sono in gran parte quelli raccolti in Umbria nel 1956 da Diego Carpitella e Tullio Seppilli, gli stessi che dodici anni dopo sono stati l’argomento della tesi di laurea dello stesso Arcangeli, il quale, qualche decennio più tardi, li avrebbe anche pubblicati in allegato a un volume curato assieme a Valentino Paparelli, come lui laureato e poi collaboratore di Tullio Seppilli. Restituiti alla più ristretta comunità di studiosi attraverso un’edizione rigorosamente critica, quei canti di grande interesse e di notevole valore espressivo dovevano arrivare a un pubblico più esteso e diversamente interessato alle musiche di tradizione orale.
Un riconoscimento, quello di Loano, che premia anche l’editore Squilibri da sempre impegnato sui due versanti, studio ed animazione, per preservare una memoria storica e culturale senza per questo consegnarla alle polveri di qualche museo.