Nel corso di una conferenza la prof.ssa Darci Hazelbaker, docente presso la facoltà di architettura dell’Università dell’Arizona, ha presentato nei giorni scorsi, insieme ad un gruppo di suoi studenti, la prima fase del progetto-studio per una nuova futura sistemazione dei reperti della villa romana di Poggio Gramignano da realizzarsi nel complesso di Sant’Andrea, successivamente alla conclusione delle operazioni di restauro.
Lo rende noto l’amministrazione comunale che sottolinea come si tratti “di un programma ambizioso, guidato dal professor David Soren che dagli Stati Uniti si è fortemente impegnato per reperire i fondi necessari all’avvio del progetto di restauro della chiesa di Sant’Andrea e che coinvolge il Comune di Lugnano in Teverina, la pro loco e le facoltà di Archeologia e di Architettura dell’Università dell’Arizona.
C’è l’intento, da parte del Comune, – spiegano il sindaco, Gianluca Filiberti e il consigliere delegato alla cultura, Alessandro Dimiziani – di realizzare un polo culturale che possa essere sede del Museo archeologico, Centro espositivo e centro infodocumentale, oltre a poter ospitare attività (convegni, concerti, spettacoli, etc.) e servizi che mettano in risalto l’eccezionalità e l’unicità dei caratteri storici, culturali e antropologici del sito attraverso gli oggetti custoditi nel museo, che dovrà ospitare l’importante collezione archeologica della Villa romana e della Necropoli di bambini (V sec. d.C.)”
Il progetto, riferisce sempre l’amministrazione, è finalizzato alla creazione di un articolato complesso di funzioni inserite in un piano integrato di riqualificazione urbanistica e culturale, che intende restituire al centro storico di Lugnano in Teverina un’area nevralgica, recuperando spazi degradati e rendendo pubblici luoghi e percorsi fruiti dalla collettività e, nel contempo, dotare il borgo di Lugnano, già inserito nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia, delle attività culturali e dei servizi propri delle realtà più avanzate creando un polo all’avanguardia per la qualità del progetto culturale, l’innovazione del sistema di offerta e la gamma dei servizi proposti.
“Un centro innovativo – specificano Filiberti e Dimiziani – in grado di proporsi come un caso di eccellenza del territorio, a valere sulla dinamica dello sviluppo di un antico borgo che si possa caratterizzare per la sua alta vocazione culturale, l’utilizzo intensivo delle nuove tecnologie e la cura prestata all’integrazione tra contenitore e contenuto.
Un fulcro sul territorio – proseguono sindaco e consigliere delegato – che concentri attività culturali ed eventi anche con altri Comuni facendosi propulsore di uno sviluppo sostenibile di tipo culturale, di valorizzazione territoriale, paesaggistica, enogastronomica, gestione turistica; un progetto di “rigenerazione urbana e culturale” avente la capacità di agire come leva di sviluppo civile, economico e sociale del proprio territorio”.