Alla scoperta di Lugnano in Teverina

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Lugnano in Teverina, le cui origini sono tutt’ora incerte, è un caratteristico piccolo borgo nelle vicinanze di Amelia.

Entrare attraverso la porta della turrita cinta muraria e passeggiare lungo le sue stradine, su cui si aprono scorci inaspettati, non fa sospettare quanta storia ed arte esso racchiuda.

Tra palazzi signorili, come Palazzo Pennone, ora sede del Comune, piazzette e conventi, man mano che ci si addentra si intraprende un viaggio a ritroso nel tempo: negozi dalle piccole insegne, le case, i panni stesi ad asciugare al sole, il profumo dei manicaretti che le massaie stanno preparando per i loro cari. Tutto ci riporta ad una dimensione umana ormai perduta.

Il vasto panorama che si gode sulla valle del Tevere da Lugnano in Teverina cede il passo alle anguste vie del centro storico, che  si aprono, all’improvviso, sulla piazza principale, dominata dal più prezioso dei gioielli di Lugnano: la Chiesa di Santa Maria e Collegiata della Terra di Lugnano.

Costruita probabilmente nel XII secolo, questo luogo di culto è stato il centro della vita degli abitanti di Lugnano in Teverina, non solo dal punto di vista religioso, ma anche politico e sociale; infatti, sotto il suo notevole pronao, la popolazione si riuniva in assemblea, come testimonia una lapide del 1230 ancora ben visibile, murata a sinistra della porta d’ingresso.

Già al suo esterno la chiesa affascina per la sua bellezza e la ricchezza di simboli e messaggi religiosi: mi incuriosisce uno dei capitelli delle colonne del pronao, dove sono raffigurati 4 volti umani dalle cui orecchie escono degli steli che si intrecciano l’un l’altro, con un fiore al loro apice: indicano ascolto e obbedienza alla parola di Dio.

capitello pronaoIl rosone, simbolo del Cielo (rotondo) inscritto in un quadrato (la Terra), presenta, nel numero delle aperture, il numero otto o multipli di esso: il numero otto allude alla Resurrezione mediante il battesimo. L’ignaro piccione che ho ritratto nella foto non sa che l’aquila che afferra un agnello è il simbolo del traghettatore di anime che porta i giusti in Paradiso.

Un altro particolare è da notare: all’apice della facciata non c’è una croce, come nella maggior parte degli edifici di culto cattolico, ma un’aquila con le ali spiegate: la simbologia questa volta proviene da un passo dell’Apocalisse, che narra della lotta della Donna contro il drago rosso: “furono date alla Donna le ali della grande aquila”, l’aquila quindi rappresenta la Chiesa militante, la Vergine che lotta contro il male.

All’interno la prima cosa che colpisce è, sicuramente, il bellissimo pavimento in mosaico, i cui colori, a loro volta, alludono alle tre virtù teologali: il bianco la Fede, il verde la Speranza, il rosso la Carità.

Anche qui, i capitelli delle colonne che delimitano le tre navate, sono degni di nota: risalenti ad epoche diverse, e di diverso pregio, alcuni presentano delle rudimentali foglie di acanto, un altro un motivo ad intreccio, ma un altro ancora, il più complesso, raffigura la consacrazione dell’Eucarestia.

Attraverso delle finestre è possibile ammirare la cripta, sotto l’altare, che presenta due file di colonne con capitelli decorati da foglie di acanto.

Una doppia scala permette l’accesso al livello dell’altare con il ciborio in pietra, dove è possibile ammirare un trittico dell’Alunno raffigurante la Vergine Assunta in cielo, e sotto di essa lo stemma araldico della Terra di Lugnano. A questo livello è posto l’organo a canne del 1756 costruito dal tirolese Giovanni Corrado Verlè, originariamente costudito nella chiesa di S. Chiara.

Lugnano ha avuto, nei primi del Novecento, anche una fabbrica che ha fornito lavoro e benessere ai suoi abitanti. I locali dell’attività ormai dismessa sono stati destinati dal Comune scopi di carattere culturale.

Al suo interno è ospitato l’Antiquarium, che conserva i reperti rinvenuti nella campagna di scavo condotta negli anni Novanta nel sito archeologico della Villa romana di Poggio Gramignano, celeberrima per aver rivelato, all’interno di alcune delle sue stanze, un cimitero di bambini risalente al V secolo d.C., e il Museo Civico della Grande Guerra 1915-18, che, da un primo nucleo di cimeli appartenuti al dott. Luigi Canepone, si è sviluppato ed arricchito con ulteriori donazioni.

di Benedetta Tintillini

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