E’ di alcuni giorni fa la notizia che, dopo ben 26 anni, presto ripartiranno gli scavi archeologici, a cura delle Università dell’Arizona con il prof. Soren, di Stanford con il prof. Pickel e di Yale, nel sito della villa romana di Poggio Gramignano, risalente al I secolo d.C.
La caparbietà della giunta comunale di Lugnano in Teverina, presieduta dal Sindaco Gianluca Filiberti, ha avuto ragione delle lungaggini burocratiche e finalmente nuovi capitoli della nostra Storia potranno essere svelati.
La notizia è di quelle che potrebbero cambiare per sempre la comprensione ed il racconto della Storia, ma andiamo con ordine: dal 1988 al 1992 fu attiva, presso il sito archeologico, una campagna di scavo diretta dal prof. Soren dell’Università di Tucson, focalizzata sulle ricchezze architettoniche dell’edificio, portando alla luce uno straordinario atrio colonnato del quale sussistono la parte inferiore delle pareti ed il pavimento in mosaico policromo.
Non sarebbe stata però la ricchezza delle architetture a rendere la villa di Poggio Gramignano un sito di eccezionale interesse, l’indagine archeologica prese infatti una direzione diversa e quanto mai inaspettata: fu rinvenuto con enorme stupore, scavando sul fianco occidentale della villa, un cimitero di bambini.
Le piccole vittime, ben 47, furono sepolte senza particolari accorgimenti, tranne i più grandi che furono adagiati in anfore già utilizzate. Si trattava di bimbi molto piccoli, precisamente 21 di essi sono con tutta probabilità dei feti abortiti, 12 neonati, alcuni avevano 5 o 6 mesi di età ed uno dai 2 ai 3 anni; sepolti con loro furono rinvenuti gli scheletri di alcuni animali.
La straordinarietà della scoperta sta nel fatto che, queste piccole vittime, furono sepolte in quel luogo in un brevissimo spazio temporale, valutato in qualche mese; questo dato fece supporre che una grave epidemia si fosse diffusa in quei luoghi mietendo numerose vittime. La presenza poi di animali, sepolti insieme ai bambini, ha fatto pensare ad una ritualità magica (sono stati rinvenuti artigli di corvo e scheletri di rospi) nel tentativo estremo di fermare l’ecatombe, oppure a qualche credenza pagana persistente nonostante il diffondersi del Cristianesimo.
Il cimitero risale al V secolo d.C., la villa venne quindi “riutilizzata” per questo scopo dopo essere stata definitivamente abbandonata fin dal III secolo. Ricerche approfondite effettuate grazie a nuove metodologie di indagine, come quelle utilizzate nella medicina forense, rivelarono che i bambini furono vittime di una grave epidemia di malaria. Un’epidemia talmente virulenta da essere verosimilmente ritenuta una delle cause che contribuirono al definitivo declino dell’Impero Romano, in quel periodo preda di invasioni ripetute da parte di popolazioni barbare. Da qui l’estrema importanza di questi scavi che va ben oltre l’interesse archeologico.
Molti sono gli appassionanti interrogativi su Poggio Gramignano che ancora non hanno avuto risposta: dove sono sepolti gli adulti? Erano romani o facevano parte di qualche altra popolazione? Dove vivevano? Quale religione professavano? A queste e a molte altre domande ci auguriamo che la nuova campagna di scavo triennale possa fornire le risposte e gettare luce su cosa accadde in questo fazzoletto di terra 1500 anni fa.
I reperti rinvenuti durante la precedente campagna di scavo possono essere ammirati presso l’Antiquarium di Lugnano, che conserva al suo interno i resti di due piccole vittime, una bambola di osso, probabilmente un amuleto magico, alcuni reperti di ceramica fine da mensa, oggetti in terracotta, lucerne e parti di pavimento musivo ed in terracotta.
di Benedetta Tintillini