Un’opera coraggiosa che affronta senza mezzi termini l’aspetto meno noto e più violento della Resistenza in Umbria e nella Valnerina in particolare. Si tratta del libro “Maceo Carloni. Storia e politica” curato da Danilo Sergio Pirro, Fabrizio Carloni e Stefano Fabei e con importanti contributi del grande storico Vincenzo Pirro per Intermedia Edizioni.
Il libro sarà presentato nella biblioteca comunale di Terni, giovedì 8 novembre alle 17 alla presenza degli autori e del vice sindaco di Terni ed assessore alla Cultura Andrea Giuli
Grazie al recupero di molto materiale inedito custodito anche negli archivi degli Alleati, gli autori raccontano la vicenda storica e umana di Maceo Carloni sindacalista fascista, attivo nei consigli di fabbrica della società Terni negli anni ‘30 e ’40. Subito dopo la caduta del fascismo, Carloni divenne uno degli obbiettivi da eliminare da parte dei partigiani. Fu assassinato, senza un movente, nel maggio del 1944 a pochi metri dalla casa in cui era sfollato.
I figli e in particolare Enrico dedicarono la loro vita a difendere la memoria del padre. il testo analizza la storia dell’acciaieria tra gli anni 20 e il primo dopoguerra e le sue implicazioni politiche nella vita di Terni. Un aspetto centrale è quello legato alle azioni compiute in Valnerina dalla brigata partigiana “Gramsci” che, nella primavera del 1944, si rese protagonista di efferati e brutali episodi di violenza anche ai danni di persone completamente innocenti.
Carloni si era battuto sempre per la difesa degli interessi dei lavoratori all’interno dei comitati di fabbrica dellaAcciaieria, scrisse proprio a tutela di questi articoli sui giornali “Acciaio” e il “Lavoro Metallurgico”, il suo ruolo all’interno della Terni venne riconosciuto anche dal famoso sindacalista fascista Tullio Cianetti.
Il nipote di Carloni, ha ricordato con queste parole l’assassinio del nonno: ”Mio nonno, Maceo Carloni, fu prelevato la notte tra il 4 ed 5 maggio 1944 presso il casale della Valnerina dove, con mia nonna e tre dei quattro figli, tra cui mio padre, si era rifugiato per sfuggire ai bombardamenti angloamericani che colpivano con frequenza Terni. Nella scelta della casa, sita in località disabitata ed isolata, non ebbe dubbi, ritenendo che i suoi trascorsi fossero tali, per limpidità e per la dedizione alla classe operaia ternana, da poter escludere di avere nemici. Lo sequestrò per assassinarlo una squadra della Brigata partigiana Gramsci che era reduce da appena un’ora dal massacro all’arma bianca di un altro padre di famiglia, ucciso con il suo cane che aveva voluto seguirlo, fuori dal cascinale dove anche lui era rifugiato con moglie e figlio. Il cane, squartato, fu gettato sul corpo evirato e vilipeso dell’uomo”.
Gli assassini di Carloni riuscirono ad evitare la condanna grazie all’amnistia di Togliatti.
Fonte: Ufficio Stampa Intermedia Edizioni