E’ scomparso ieri pomeriggio, a Roma, il grande Maestro Nino Caruso.
Si è spento nella sua casa-studio di Roma, a Piazza San Salvatore in Lauro, dopo un ricovero al Policlinico Gemelli per una grave crisi polmonare. Forte il legame che ha unito, e unisce, il Maestro all’Umbria ed a Todi in particolare, avendo scelto, sin dagli anni ’70, Canonica come sua dimora prediletta.
Nato a Tripoli, è a Roma che trovò la sua vocazione artistica grazie ai fortunati e prolifici incontri con figure del calibro di Leoncillo, Guttuso, Mazzacurati. Affaascinato dalla ceramica, a suo dire, veicolo e strumento di pace, perché utilizzata da sempre per fini pacifici, è con questo mezzo che è riuscito ad esprimere, in forme altissime, la sua arte, partendo dal vaso come archetipo, fino a giungere all’utilizzo dei suoi celeberrimi moduli in architettura.
Generoso con la terra che lo ha ospitato, il Maestro Caruso, tra l’altro, diede vita al Museo delle Vaselle d’Autore a Torgiano, nel tentativo di spronare i giovani artisti a “ripensare” la ceramica in nuovi termini. Ha sempre incessantemente lavorato per creare un movimento artistico culturale che non si limitasse a riprodurre oggetti, ma che spingesse gli artigiani-artisti ad “osare”, propronendo, attraverso questa materia antichissima, che da sempre accompagna la vita dell’uomo, nuovi codici e nuovi orizzonti artistici.
Questo è stato lo spirito del Maestro Caruso da sempre. Assolutamente non ripiegato sulla celebrazione del suo talento e della sua arte, ma aperto al nuovo, alla creatività, alla vita.
Benedetta Tintillini