Incontriamo il gruppo di musica folk Mamma li Turchi durante il Festival Suoni Controvento, organizzato dall’Associazione Umbra della Canzone e Musica d’Autore, lo scorso weekend, in tre splendide location alle pendici del Monte Cucco.
Mamma li Turchi, un nome che già da solo colloca geograficamente e temporalmente le sue origini. Il grido di allarme che le popolazioni salentine diffondevano alla vista delle navi turche che invasero quelle terre a più riprese tra il 1000 ed il 1500 è il nome del gruppo fondato da Giuseppe Barbaro, brindisino doc, chitarra e voce del gruppo.
Il calore ed il colore del Salento arrivano sino a noi attraverso il ritmo travolgente della pizzica pizzica, come la tradizionale Pizzica di Aradeo in dialetto salentino, che da solo riassume la storia travagliata di invasioni subìte da quei territori, contenendo al suo interno influenze riconducibili alle dominazioni e ai popoli stabilitisi in questi territori che si sono susseguite nei secoli come i messapi, greci, romani, bizantini, longobardi, normanni, albanesi, francesi, spagnoli.
Le dolci e malinconiche ballate “Orrio io ti fengo” e “Kali nifta” ci conducono per mano all’interno della Puglia, dove ancor oggi, in un piccolo territorio del Salento, qualche anziano parla il dialetto grecanico, un idioma che ha attraversato incontaminata i secoli e l’omologazione della lingua italiana.
La presenza di Mariangela Berazzi, voce del gruppo, napoletana, ha fatto sì che il “baricentro” si allargasse alla Campania, includendo nel repertorio musiche napoletane del secolo appena trascorso come “Vulesse addeventare nu brigante” di Eugenio Bennato, ispirato all’epoca ottocentesca quando si diffuse in tutto il centro sud Italia il fenomeno del brigantaggio, come reazione all’egemonia piemontese, la dolcissima “Fronne” e la celeberrima “Tammurriata nera”, proposta con un arrangiamento del tutto originale.
Ma conosciamo più da vicino questo variegato gruppo di musicisti, capace di far ballare tutte le generazioni ad ogni sua, acclamatissima, esibizione.
Ragazzi, innanzitutto vorremmo conoscere i vostri nomi e le vostre provenienze, siete tutti del sud?
La nostra composizione è quanto mai variegata: si parte con Giuseppe Barbaro (alla chitarra e voce) da Brindisi per poi passare ad Assisi con Graziano Brufani (al basso), Orvieto con Sandro Paradisi (fisarmonica), si riscende a Napoli con Mariangela Berazzi (voce, tamburelli e castagnole) per poi risalire ad Acquapendente con Roberto Forlini (batteria).
Il nucleo originario da chi era composto?
Il primo nucleo di Mamma li Turchi nasce intorno al 2007 quando pensai (parla Giuseppe Barbaro, ndr) di interpretare un repertorio di musiche del sud, salentine in particolare, con una precedente cantante, a questo iniziale progetto si unì Sandro Paradisi. Dopo un periodo di stop siamo ripartiti, nel 2013, una volta conosciuta Mariangela Berazzi, grazie alla quale abbiamo potuto includere, nel nostro repertorio, la splendida musica napoletana. Il gruppo si è completato con Alessia Salvucci ai tamburi a cornice e con Roberto Forlini e Graziano Brufani ad arricchire la sezione ritmica.
Qual è il vostro approccio ai pezzi che interpretate? Li proponete in versione tradizionale?
La nostra formazione un po’ “sui generis” già fa intuire la risposta. Nel nostro gruppo mancano alcuni strumenti tradizionali necessari per una esecuzione filologicamente aderente alla tradizione e ne include altri, come il basso elettrico, che, ovviamente, non ne facevano parte. Stiamo molto attenti ai testi, al loro significato ed alla loro provenienza, mentre dal punto di vista musicale adattiamo le musiche originali ai nostri strumenti, quando non, addirittura, le rielaboriamo e modernizziamo. Riproporre la musica che si faceva una volta non ha più alcun senso, un esempio per tutti l’uso del tamburo in Salento: una volta il tamburo era utilizzato per guarire i tarantati, il suo suono era quindi sporco, una musica disordinata che emulava il disordine mentale del malato; ora il tamburo viene suonato da musicisti con una esecuzione pulita e precisa, quindi l’intenzione, lo scopo della musica è, già di per sé stesso, diverso.
Quindi nel vostro caso si può parlare di interpretazione in chiave contemporanea di pezzi tradizionali.
Si, esatto. Nel nostro nuovo cd, che uscirà a fine anno, faremo un ulteriore passo avanti, proponendo molti brani inediti, scritti interamente da noi, sia per quanto riguarda i testi che le musiche, ma basati sulle sonorità tradizionali.
Qualche altra anticipazione sul nuovo cd ce la regalate?
Come detto, oltre a contenere brani totalmente inediti, ovviamente continuiamo a guardare alla tradizione napoletana e salentina, prendendo componimenti tradizionali in dialetto, estrapolandone un tema per creare un pezzo che si sviluppa in modo del tutto autonomo. Troverete anche sonorità jazz, cosa alquanto originale nel caso della musica tradizionale salentina, che di solito si trova abbinata al reggae o al rock, ad esempio.
Questa svolta verso pezzi originali segna un cambio di rotta nella vostra produzione? Pensate di lasciare la musica tradizionale?
Assolutamente no. Almeno per quelli di noi che vengono dal sud questa musica è un’esigenza, come un bisogno fisiologico, non potremo mai prescindere dalla musica tradizionale.
Notiamo con piacere che anche i componenti “non autoctoni” si sono integrati alla perfezione!
Esatto. E la cosa bella è che siamo perfettamente amalgamati dal punto di vista musicale, ma, cosa ancor più importante, a livello umano. Questo feeling a più livelli si traduce in energia, e produce quella miscela esplosiva che coinvolge il pubblico in occasione delle nostre esibizioni. La musica è il mezzo che ci permette di stare bene insieme e proporre cose belle insieme. Essendo musicisti professionisti lavoriamo anche in altre formazioni, prevalentemente di musica jazz, e questo ci permette, ogni volta che i Mamma li Turchi si riuniscono, di apportare nuove esperienze per un arricchimento reciproco costante.
Mamma li Turchi è un gruppo che suona per far divertire e far ballare la gente in modo intelligente unendo cultura e colore: portiamo in giro, con i nostri concerti, la millenaria cultura ed il calore del Sud.
Benedetta Tintillini