“Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli“ di Marco Termenana (pseudonimo), cioè il libro uscito agli inizi di giugno, il 27 novembre matura l’ottavo titolo per Concorsi Letterari italiani.
“Ma servirà davvero a qualcosa ricevere tutti questi riconoscimenti o concorre solo ad alimentare la vanità dell’autore?”
Innanzitutto, prima di rispondere, qualche dato circostanziato per inquadrare chi non conosce ancora Marco Termenana.
Con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato Giuseppe nel 2016.
I romanzi sono ispirati al suicidio realmente accaduto nella notte tra il 24 ed il 25 marzo 2014 a Milano, città in cui vive, di Giuseppe, il figlio all’epoca ventunenne (il primo di tre), quando cioè apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo, e si lancia nel vuoto.
Si racconta il mal di vivere di un essere che si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo e, infatti, è anche la storia di Noemi, alter ego femminile che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.
Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche e soprattutto di sofferto e mortale isolamento, al secolo hikikomori
La domanda poi è stata posta a Rodolfo Vettorello (Castelbaldo, Padova, 11 settembre 1937) vincitore ad oggi di circa 250 premi per la poesia, tra cui il Premio Montale Fuori di Casa 2020 e questa è la sua risposta:
“Ho conosciuto Marco quando usava ancora lo pseudonimo di El Grinta, ad agosto 2016, ad un Concorso Letterario in Toscana, “La Pania”, dove lui ha vinto il primo premio per la narrativa ed io il primo premio per la poesia. Da allora ci siamo sempre tenuti in contatto e quindi credo di conoscere bene la sua storia artistica. Penna brillante. Esposizione sempre chiara ed asciutta. Sicuramente merita tutti i riconoscimenti che sta ricevendo e forse anche di più, ma, attenzione, a distanza di anni, ancora non saprei dire se da premiare sia il padre o lo scrittore, tanto è forte l’intreccio tra i due ruoli e quindi, probabilmente, non è la figura più adatta per rappresentare l’autore classico che vince un premio letterario dopo l’altro.
Sull’utilità della vincita di tanti premi, proprio per questo, poi, nello specifico caso, credo che ce lo potrà dire solo la storia: i suoi libri sono un pugno nello stomaco che possono aiutare a riflettere e a prendere esempio per trovare il coraggio di aprirsi, sia per gli adulti che per i ragazzi, e perciò penso che meritino di essere conosciuti, ma in che modo la “mietitura” che sta facendo possa aiutare questa nobile causa, non so dirlo in quanto ogni concorso, nel bene e nel male, ha una storia a sé, che può rivelarsi piena di criticità e di opportunità solo partecipandovi.”
“Fu vera gloria?” verrebbe da dire allora parafrasando ben altri autori.
Ha ragione Rodolfo Vettorello: ce lo dirà la storia, ma, intanto, in bocca al lupo Marco Termenana!