Non si conclude l’impegno delle associazioni Porta Eburnea, Amici di Morcella e Legambiente Umbria che continueranno a battersi contro il consumo di suolo, a difesa del paesaggio e del territorio.
Marsciano, vincolo paesaggistico Contado di Porta Eburnea: il MIBACT si arrende al cemento
E’ scritto a chiare lettere nel verbale di una riunione tenutasi il 10.03.2017 a Roma al MiBACT: il Ministero ha sostanzialmente archiviato la proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’area del Contado di Porta Eburnea, impegnandosi a dare corso “ad una riformulazione della proposta del vincolo”, in quanto il “raffronto tra le cartografie ha evidenziato la presenza di un numero considerevole di aree di potenziale espansione edilizia afferenti alle numerose frazioni e borghi di cui è costituito il Comune di Marsciano, la maggior parte ricadenti proprio nel perimetro proposto dal vincolo” (testuali parole del documento che si allega in copia).
“Il MiBACT si è arreso di fronte ai fantomatici interessi della Regione Umbria, del Comune di Marsciano e di quella sottocategoria di costruttori edili che non sono all’altezza di effettuare restauri e risanamenti conservativi dei circa 13 bellissimi borghi medievali esistenti nel Contado e delle numerose dimore storiche ivi esistenti per il restauro dei quali potrebbero lavorare decine di ditte per ben 100 anni – è il commento dell’Associazione Porta Eburnea, degli Amici di Morcella e Legambiente Umbria che da anni si battono per salvaguardare il Contado di Porta Eburnea, quel lembo di territorio a sud-ovest di Perugia di 58 kmq, che segue i corsi dei fiumi Caina e Nestore, raro patrimonio paesaggistico, storico e culturale minacciato da un’espansione edilizia esponenziale incontrollata e incoerente. – E’ triste osservare che il Dicastero responsabile della Tutela dei Paesaggi e delle Dimore Storiche abdichi con tanta chiarezza ed in modo così contraddittorio all’affermazione delle proprie attribuzioni, asserendo esplicitamente in un documento ufficiale (redatto pochi giorni prima dell’udienza dell’11 aprile 2017 con il solo scopo di giustificare il proprio Silenzio Inadempimento presso il TAR LAZIO) la prevalenza delle ragioni dell’espansione edilizia e di occupazione di suolo a quelle, costituzionalmente e legalmente prioritarie, della tutela del paesaggio e degli insediamenti di immenso valore storico in esso contenuti. Il Ministero afferma inoltre di voler dare corso ad una riformulazione della proposta di vincolo ridotto, sacrificando così intere aree già dichiarate di interesse paesaggistico. Oppure ha semplicemente deciso di lasciare l’area così come è, cioè senza tutela, fino alla fine dei tempi”.
“La nostra battaglia di fronte al TAR si conclude qui – continuano le associazioni – vista la conferma dell’inadempimento del Ministero e vista la chiarezza con la quale il MiBACT annuncia i motivi che hanno causato l’arresto dell’iter per il vincolo a suo tempo avviato. Non termina certo il nostro impegno contro il consumo di suolo, a difesa del paesaggio e del territorio del Contado di Porta Eburnea.Ci adopereremo affinché venga adottata la riconfigurazione più estesa, già oggetto della nostra proposta originaria, chiedendo ad alta voce l’inclusione nel vincolo anche delle zone di Migliano, del Castello delle Forme e della Torre Goretti di Pila, invocando sia gli stessi atti della Soprintendenza, che hanno riconosciuto il particolare valore culturale di quelle aree che ora si intendono sacrificare agli interessi edificatori, sia gli obblighi prioritari imposti al Ministero e allo Stato Italiano dall’art. 9 della Costituzione, dalla giurisprudenza degli ultimo 20 anni e dalla Convenzione Europea del Paesaggio”.
“E poi ci attiveremo molto più che in passato – concludono l’Associazione Porta Eburnea, gli Amici di Morcella e Legambiente Umbria – per organizzare convegni, seminari e conferenze, invitando anche personaggi famosi a parlare delle ricchezze del Contado e per diffondere presso la stampa e le TV le loro idee su uno sviluppo economico del Contado, dell’Umbria e dell’Italia basato sulla valorizzazione invece che sulla distruzione delle proprie immense ricchezze culturali e sulla salvaguardia dell’ambiente e dei paesaggi”.
La storia del mancato riconoscimento del vincolo paesaggistico – Nel 2010 l’Associazione per la Salvaguardia e lo Sviluppo del Contado di Porta Eburnea presenta alla Regione Umbria e al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) una richiesta volta a far dichiarare l’area di “notevole interesse pubblico”. Gli uffici cominciano a lavorare ma nell’autunno tutto si blocca per il niet del governo regionale. A quel punto ad intervenire è il Ministero che comincia a predisporre il decreto di tutela, cercando di mediare le osservazioni dei Comuni e della Regione. Il decreto viene emanato il 25 maggio 2015 dal MiBACT dichiarando l’area del Contado di Porta Eburnea di notevole interesse pubblico ai sensi del Codice dei Beni Culturali (D.Lgs. n. 42/04). All’atto ministeriale fa seguito il ricorso di Regione e Comune di Marsciano al TAR, a cui ricorrono a loro volta, ad opponendum contro la Regione Umbria e il Comune di Marsciano, le associazioni Italia Nostra, Legambiente Umbria, Associazione Per la Salvaguardia e lo Sviluppo del Contado di Porta Eburnea, Amici di Morcella e Comitato di S. Biagio. Nel dicembre del 2016 le associazioni sono nuovamente mobilitate con un ricorso avverso il Silenzio Inadempimento nei confronti del MiBACT ritenuto inadempiente per aver omesso la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale in sostituzione alla Regione, come previsto dalle leggi in vigore. Nel frattempo si è stretto un accordo tra Regione Umbria e MIBACT per “trattare” la questione del vincolo all’interno del Piano Paesaggistico regionale in corso di definizione per chissà quando. In data 11 aprile 2017 il TAR LAZIO ha definitivamente deciso di rinviare la causa al TAR UMBRIA dopo che il Comune di Marsciano ha depositato al TAR del Lazio il verbale della riunione tenutasi il 10.03.2017 a Roma al MiBACT in luogo del Ministero costituito in Giudizio. Un fatto che evidenzia l’imbarazzo politico del MiBACT per non essersi saputo opporre alle pressioni degli interessi edificatori, che hanno ottenuto così un radicale ridimensionamento del progetto di vincolo o un rinvio del medesimo alle calende greche.