Marta Nizzo, recente medaglia d’oro agli Europei per trapiantati e dializzati, ci racconta del ruolo fondamentale che lo sport ha nella sua vita complessa di trapiantata renale.
Ancora non si è spento il clamore verso l’impresa che Marta Nizzo, trentanovenne tuderte, ha realizzato durante gli ultimi Europei per dializzati e trapiantati che si sono svolti ad Oxford dal 21 al 28 agosto, conquistando la medaglia d’oro nel tennis singolo femminile categoria 18 – 49 anni vincendo, in finale, contro una diciottenne.
Ma sull’onda di questo risultato Marta Nizzo ha voglia di trasmettere un messaggio molto più profondo, dando un senso alla sua vittoria che non sia il mero riconoscimento di una capacità o di un talento.
Marta, qual è il senso profondo della tua vittoria a Oxford?
Questa per me è l’ennesima vittoria, e per questo tutti ripongono sempre molte aspettative su di me, questo, oltre alle difficoltà dovute ai due anni di stop per la pandemia, hanno resto l’appuntamento di Oxford molto stressante per me. Nonostante questo i risultati sono arrivati e ne sono felice, ma la medaglia fine a sé stessa non ha nessun valore se non quello di premiare un gesto atletico. Il messaggio è rivolto alla sensibilizzazione verso la donazione degli organi, vorrei far riflettere le persone sull’importanza di un semplice “si”, detto al momento del rinnovo della carta d’identità, che può donare speranza, vita e l’opportunità, per un malato cronico, di continuare a coltivare i propri sogni.
E’ stata, quest’ultima, la vittoria più importante?
No, i mondiali a Newcastle nel 2019 sono stati sicuramente per me un’esperienza unica che mi ha regalato la possibilità di conoscere tante persone e di intrecciare rapporti solidi di amicizia con molte persone provenienti da altri Paesi; è stata un’occasione fantastica di arricchimento interiore che mi è rimasta nel cuore; ho anche un delizioso aneddoto da raccontarti: mi trovavo a Malaga su un autobus ma non avevo i soldi del biglietto, una famiglia inglese lo pagò per me; arrivata a Newcastle ritrovo quella famiglia che, in modo disinteressato, mi aveva cavato d’impaccio e stringo con loro una splendida amicizia che ancora dura.
Ma c’è un altro tipo di vittoria che mi gratifica enormemente: il fatto di incontrare persone che mi raccontano di aver pensato a me nel momento del rinnovo della loro carta di identità, e di aver dato il consenso alla donazione.
Il tuo esempio è sicuramente importante per chi viene colpito da una malattia cronica…
La vita dei malati cronici non è sicuramente una vita facile, in equilibrio precario e con continui alti e bassi, ma bisogna essere consapevoli che la malattia cronica non è la fine di tutto e non ci si può abbandonare ad essa e a una non vita. Grazie all’attività fisica e prendendosi cura di sé si può raggiungere un buon livello di salute e godere, giorno per giorno, delle proprie passioni e dei propri affetti.
Ma com’è il rapporto tra atleti? C’è competizione o empatia visto che vi accomuna un destino comune?
C’è chi gioca per vincere e sente l’agonismo, ma la maggior parte degli atleti è presente per conoscere altre persone nelle stesse condizioni che possano capirlo ed aiutarlo. Le amicizie strette sui campi da tennis rimangono e si fortificano con il tempo. Io stessa ho iniziato perché cercavo persone “come me” a cui piacesse il tennis per giocare e confrontarmi. Questo può essere un aiuto psicologico importante, ricordiamoci che i risvolti psicologici di una malattia grave sono importanti quanto quelli fisici, e possono notevolmente complicare la ripresa. Sono tante le belle storie che si vivono durante questi incontri, come quella dell’atleta inglese che indossava la maglia della Svizzera perché i polmoni che le erano stati trapiantati venivano da lì.
Da quanti atleti, nelle varie discipline, era composto il team italiano?
Da 29 atleti, dei quali solo 2 erano donne, attendiamo nuove atlete, il team è aperto a tutti i volenterosi!
Il prossimo appuntamento importante?
Sarà il mondiale dal 15 al 21 aprile 2023, per me è un grande sogno e spero di arrivarci in ottime condizioni. Incrocio le dita e cerco di non pensarci troppo anche perché, noi malati cronici, sappiamo quanto precaria sia la vita, e che gli imprevisti stanno sempre dietro l’angolo, ma io non mollo, come invito tutti a non mollare e non farsi scoraggiare dai periodi di difficoltà.
Allora diamoci appuntamento alla tua prossima impresa, cara Marta, noi faremo il possibile per continuare a seguirti con affetto.
Benedetta Tintillini