La recente scomparsa del partigiano Eugenio Meneghino e di Amaranto Bonacasata, testimoni degli episodi della Resistenza e delle stragi naziste in Sabina, e in particolare dei fatti che riguardarono Poggio Mirteto e il monte Tancia dal settembre 1943 al giugno 1944, rendono urgente e necessaria la decisione di continuare anche nella provincia di Rieti il racconto e la divulgazione storica ai giovani e ai cittadini degli avvenimenti di quel periodo. Non c’è futuro senza Memoria.
Un’urgenza necessaria confermata in questi giorni anche dalla scomparsa di Enrico Pieri, 87 anni, ultimo testimone sopravvissuto alla strage di Sant’Anna di Stazzema, 560 morti tra i quali 130 bambini, che conobbe l’orrore delle vendette nazifasciste contro i civili inermi che appoggiavano la lotta partigiana. Anche lui, come altri sopravvissuti, aveva dedicato la sua vita a testimoniare nelle scuole l’indicibile orrore. Sua la frase: ”Con l’odio non si semina niente”.
Come Eugenio Meneghino, Amaranto Bonacasata ed Enrico Pieri decine di partigiani e di sopravvissuti alle stragi e ai campi di concentramento ci hanno lasciato in questi ultimi anni, dopo aver dedicato la vita a testimoniare, soprattutto ai giovani, con la sofferenza del ricordo, l’aberrazione del nazifascismo.
E’ necessario raccogliere idealmente e con coraggio “il testimone” dai sopravvissuti alla lotta di liberazione e ai campi di concentramento scomparsi e proseguire nelle scuole e nelle assemblee cittadine il loro racconto sui temi della Resistenza, della Shoah e dei valori della nostra Costituzione, nata proprio dal sangue, dalle torture e dal dolore che segnarono la storia dell’Italia dall’armistizio dell’8 settembre 1943 alla liberazione. “Chi ascolta un superstite dell’Olocausto diventa a sua volta un testimone”, aveva detto Elie Wiesel, sopravvissuto ai lager.
Lo dobbiamo a tutti quelli, donne e uomini, civili studenti militari e renitenti alla leva, spesso giovanissimi, che hanno sacrificato la vita per difendere e liberare il nostro paese dalle truppe nazifasciste, permettendo alle generazioni future di vivere nella libertà, nella democrazia e nell’affermazione dei principi costituzionali.
Né il Covid, né gli impegni correnti debbono distrarci dal Dovere della Memoria che amministratori, dirigenti scolastici e docenti hanno nei confronti dei giovani e dei cittadini. La divulgazione della storia del nostro paese non può passare in secondo piano, ma deve tornare ad essere uno dei principali obiettivi della vita democratica.
A cosa serve concedere la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto se lo si fa in silenzio, nell’aula consiliare, senza raccontare ai giovani e ai cittadini questo magnifico pezzo di storia che ha contribuito a fare l’Italia un secolo fa?
Facciamo tutti non abbastanza, presi dalla routine quotidiana. Proviamo invece a far sì che ogni giorno sia il Giorno della Memoria, cogliendo l’occasione con l’approssimarsi del 27 gennaio di moltiplicare nelle scuole, presso i luoghi della Memoria e nei siti pubblici iniziative, non solo formali, di condivisione e di racconto a cittadini e studenti dei temi del centenario del Milite Ignoto, della Resistenza, della Shoah e della Costituzione. “Memoria e consapevolezza della nostra identità nazionale ci aiutano a costruire il futuro” ha ricordato il Presidente Mattarella.
Il 2021 peraltro è stato un anno di grandi ricorrenze storiche che rappresentano le tappe importanti della storia del nostro Paese e le radici della nostra Costituzione: il 160° anniversario dell’Unità d’Italia, il 100° anniversario del Milite Ignoto e il 75° anniversario della Repubblica, dal Risorgimento alla Liberazione.
Giuseppe Manzo