Non un principe, ma Carlo IV futuro imperatore ha dato vita e nome, nel 1332, al borgo di Montecarlo di Toscana, nato come propaggine delle strutture fortificate della Fortezza, poste strategicamente sull’altura dalla quale è possibile tenere sotto controllo le valli di Lucca e della Valdinievole.
La cinta di mura abbraccia le antiche costruzioni in mattoni rossi e ospita la Collegiata di Sant’Andrea, coeva alla nascita del borgo, con il suo singolare campanile merlato. Al suo interno è custodita l’immagine miracolosa della Madonna del Soccorso, nella quale la Vergine è raffigurata, con un bastone in mano, nell’atto di scacciare un demone intento a ghermire un fanciullo che cerca riparo e aiuto presso di lei. Profondo è il culto della Madonna del Soccorso a Montecarlo, a lei debitore per la sua prodigiosa apparizione su una delle Torri della Fortezza che permise ai motecarlesi di essere liberati dall’aggressione dei pisani, e per la salvezza dall’epidemia di peste del 1631 che non fece nessuna vittima all’interno delle mura.
Lungo la centralissima Via Roma, che dalla Frotezza conduce fino alla Porta che scopre il panorama verso Altopascio, si aprono panorami di estrema bellezza, come quello verso sud ovest che si offre alla vista dal belvedere di Piazza Francesco Carrara.
Calma, silenzio, accoglienza e una profonda cultura contadina che eccelle nelle produzioni locali e spicca per la produzione di vini; è infatti nel fazzoletto di terra che include i comuni di Montecarlo, Altopascio, Capannori e Porcari che si colloca la Doc omonima, la più piccola della Toscana, ma da un indiscusso grande carattere, che viene celebrata ormai da ben 55 anni dalla apprezzatissima Festa del Vino.
Il borgo è incastonato in un paesaggio verde smeraldo, in un colloquio incessante con la natura che qui, a pochi chilometri dal centro, sfoggia tutta la sua magnifica potenza e bellezza con la Quercia di San Martino (più familiarmente il “Quercione”), uno stupefacente esemplare di Quercus pubescens di più di 500 anni di età che maestosamente accoglie, sotto le sue fronde, i tantissimi visitatori che la vengono ad ammirare. Con i suoi 14 metri di altezza, 4 metri di circonferenza del fusto e oltre 30 metri di apertura dei rami ha suscitato nel tempo leggende e fantasie, si dice che le streghe, sotto la sua chioma, terrebbero i loro sabba nelle notti di luna piena, e che Collodi (il borgo omonimo è a un tiro di schioppo) si ispirò a questo maestoso esemplare quando immaginò l’albero dove Pinocchio viene impiccato dal gatto e la volpe.
Benedetta Tintillini