Sarà inaugurata il 16 novembre alle 17 al museo civico di Palazzo Eroli la mostra “Nemici, la rappresentazione del nemico nelle cartoline della Grande guerra”. Promossa da Comune e Isuc, con il patrocinio della Regione Umbria, la mostra, di proprietà della Collezione Moro di Roma, racconta la Grande Guerra attraverso l’esposizione di oltre 5mila cartoline e in quantità più limitata fotografie, opuscoli e manifesti prodotti in Italia e all’estero tra la metà del XIX e il XX secolo. Nata alla fine degli anni ’60 dall’iniziativa di Giovanna Moro (Sartirana Lomellina 1920 – Roma 2012) allo scopo di illustrare pubblicazioni varie, la collezione offre una panoramica su oltre un secolo di storia politica, sociale e del costume.
L’esposizione ha ottenuto il riconoscimento della struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale della presidenza del consiglio dei ministri ed è diventata punto di riferimento per importanti editori italiani e stranieri. All’inaugurazione interverranno il sindaco di Narni, Francesco De Rebotti, l’assessore alla cultura, Lorenzo Lucarelli, il presidente dell’Isuc, Mario Tosti, e il direttore, Alberto Sorbini. La mostra sarà aperta da venerdì a domenica fino al 15 dicembre dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17 e 30.
Il catalogo Picture Researcher’s Handbook (1973) la segnala come «meravigliosamente ricca e varia» e contraddistinta da un forte «carattere personale». Le cartoline, attraverso le immagini, hanno avuto la capacità di veicolare un messaggio diretto, facilmente comprensibile a ogni strato della società, e per questo venne usato come mezzo di propaganda. Inoltre, abbiamo individuato un tema specifico, la rappresentazione del nemico, perché esso costituisce un elemento cardine della propaganda. Le guerre hanno bisogno della costruzione dell’immagine del nemico e della sua demonizzazione, operazione “necessaria” per attivare e sostenere la macchina bellica e creare il consenso.
Per tale operazione sono state costruite e veicolate rappresentazioni disumane e crudeli, capaci di prendere, utilizzare e amplificare gli stereotipi negativi già presenti nei confronti dell’altro. Nella costruzione dell’immagine del nemico, partendo dal fatto che è l’altro il responsabile della guerra e di tutti i massacri che ne conseguono, troviamo elementi che contraddistinguono tutti i soggetti in campo: l’odio nei confronti del leader avversario, caricaturizzato o reso simile a un mostro, i nemici sono i nuovi barbari: commettono violenze contro gli indifesi, stuprano, saccheggiano, incendiano, esercitano violenza anche sui bambini, sono privi di ogni coscienza morale. Gli interessi che muovono l’altro alla guerra sono quelli del predominio, dell’annientamento, della volontà di rendere schiavi. Non mancarono riferimenti alla sessualità: i tedeschi per gli italiani e i francesi erano tutti omosessuali, mentre le truppe coloniali che combattevano con l’Intesa erano tutti sodomiti. I tabù sociali e sessuali, che prima della guerra avevano impedito di rappresentare la brutalità e la sessualità, vengono rimossi. Ogni nazione si sente portatrice di valori e di una missione che prevede, per difenderli, l’annientamento degli altri del nemico. La guerra, insomma, è lo scontro tra la civiltà e la barbarie.