Apre oggi alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma) la mostra “Carosello. Pubblicità e televisione 1957 – 1977”, un evento che, oltre ad essere un piacevolissimo amarcord per chi c’era, è un interessantissimo approfondimento su un fenomeno, unico nel suo genere, che ha accompagnato la vita e l’evoluzione del costume italiano negli anni del boom e della diffusione capillare del mezzo televisivo.
Autori geniali hanno dato vita a personaggi senza tempo, che sono sopravvissuti ai marchi che promuovevano, dei quali è possibile ammirare, negli schizzi e nei lucidi, le fasi creative fino al prodotto finito, visibile a loop sui tanti schermi presenti lungo il percorso della mostra che trasmettono le “réclame” accompagnati dalla inconfondibile musica del siparietto di Carosello.
Il cartellone pubblicitario, prima mezzo indiscusso di promozione, dall’avvento di Carosello ha il ruolo di “reminder” del filmato andato in onda in tv: personaggi come l’intramontabile Calimero, Susanna tutta panna, il frate pasticcione Cimabue, la Carmencita con l’inseparabile Caballero raccontano un’Italia forse più ingenua, che si affacciava per la prima volta al fenomeno del consumismo di massa, ma sicuramente più fantasiosa e meno “aggressiva” dal punto di vista del martellamento degli spot promozionali. Testimonial di eccezione come Mina per la pasta Barilla, Ernesto Calidri per Cynar o Sandra Mondaini e Raimondo Vianello per Permaflex hanno accompagnato le serate post Telegiornale di milioni di italiani, e claim come “basta la parola!”, “contro il logorio della vita moderna” o “Ava come lava!” sono rimasti nella memoria, a conferma dell’incisività del messaggio seppur diluito in più di due minuti di spettacolo.
“I venti anni presi in esame dalla mostra – afferma Davide Cimorelli, curatore della mostra insieme a Stefano Roffi – sono un unicum a livello mondiale: grafici di altissimo livello, alcune volte artisti come Guttuso o Pino Pascali hanno collaborato o creato filmati pubblicitari per Carosello; sono stati venti anni splendidi dove attori di primissimo piano hanno prestato la loro bravura, autori e creativi come Armando Testa o Toni Pagot hanno dato vita a personaggi indimenticabili, permettendo la creazione di un prodotto di altissimo livello dove la pubblicità era garbata e la presenza del prodotto non invasiva, ma non per questo il messaggio era meno efficace anzi, tutt’altro”.
La mostra “Carosello. Pubblicità e televisione 1957 – 1977” permette un’analisi sociologica dell’italianità di allora, che tanto differisce da quella attuale: più rassicurante, forse, con la donna angelicata che stende il bianchissimo bucato o il formaggino che fa crescere sani i bambini, che sottolinea (forse) un’evoluzione nei costumi ma, sicuramente, un’involuzione nel gusto e nel garbo.
La mostra è visitabile fino all’8 dicembre 2019 ed è corredata da un corposo catalogo edito da Silvana Editoriale con contributi di Omar Calabrese, Stefano Bulgarelli, Dario Cimorelli, Emanuel Grossi, Roberto Lacarbonara e Stefano Roffi.
Benedetta Tintillini