Dai salotti della borghesia folignate a quello di intellettuali e artisti di Filippo Tommaso Marinetti: questo in estrema sintesi il percorso di Leandra Angelucci Cominazzini, una delle pochissime donne ufficialmente riconosciute all’interno del movimento Futurista.
In occasione del quarantennale dalla morte l’Umbria celebra la figura di Leandra Angelucci Cominazzini con una mostra dal titolo “Leandra Angelucci Cominazzini, una donna futurista”, visitabile a San Gemini fino al 10 ottobre.
La mostra antologica curata da Massimo Duranti e Andrea Baffoni, alla quale ne seguirà una versione più ampia nelle sale di Palazzo Trinci a Foligno a partire dal 7 novembre, propone al grande pubblico la figura dell’originale artista umbra, sinora nota prevalentemente agli addetti ai lavori.
Nata a Foligno da famiglia alto borghese, a Leandra Angelucci Cominazzini sicuramente l’ambiente di provincia è sempre andato stretto, dotata com’era di una potente vena artistica, intelletto vivace, indubbie capacità manuali ed uno spiccato senso estetico che l’hanno portata ad eccellere non solo nella pittura, ma anche nella realizzazione di opere di altissimo artigianato.
La mostra si articola infatti in due sedi: la Sala dei Priori e le sale adiacenti di Palazzo Vecchio ospitano una quarantina di opere pittoriche, provenienti da tutta Italia, attraverso le quali è possibile avere un’idea dello sviluppo artistico della Angelucci Cominazzini; dalle prime esperienze con l’aeropittura dietro l’influsso del conterraneo Gerardo Dottori, ad un codice più intimo e personale, sia nel tratto che nel colore, nel quale è traslato l’universo onirico e visionario dell’artista, fino ai ritratti e ai quadri con soggetti di arte sacra.
La seconda parte della mostra, all’interno della Sala degli Affreschi del Grand Hotel San Gemini, propone una serie di oggetti di design realizzati dall’artista attraverso l’utilizzo di media molto differenti, tutti molto ben padroneggiati grazie al suo talento: meravigliano per perizia tecnica gli splendidi arazzi realizzati con la tecnica Hispellum, appresa proprio dalle donne del pittoresco borgo di Spello, da lei ripresa e personalizzata tanto da arrivare a depositarne il brevetto.
Oltre alle tecniche più prettamente femminili proprie di ogni fanciulla di buona famiglia dell’epoca, la Cominazzini approcciò la tecnica della maiolica, realizzò suppellettili e complementi di arredo utilizzando i materiali più diversi, spaziando dal decoro futurista a soggetti di carattere esotico, molto in voga negli anni delle conquiste coloniali italiane.
Il trasferimento a Roma al seguito del marito segnò la svolta decisiva del suo percorso artistico: conobbe Benedetta, la moglie di Filippo Tommaso Marinetti, che la introdusse nel loro entourage aprendole le porte del loro salotto di intellettuali e proiettandola, a pieno titolo, all’interno del movimento futurista.
Artista longeva e dalle mille risorse, la Angelucci Cominazzini fu anche poetessa, si cimentò infatti in una raccolta di versi dal titolo “Aeropoesia futurista umbra”, dedicata a Filippo Tommaso Marinetti e pubblicata postuma.
La mostra è patrocinata dal MIBACT, la Regione Umbria, Ente Giostra dell’Arme di San Gemini, Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, Provincia di Terni e Comune di San Gemini ed è corredata da un ricco catalogo con testi dei curatori, di Domenico Cialfi, Emanuela Cecconelli, Lucia Bertoglio, Giuseppe Angelucci, Flaminia Angelucci e Marta Angelucci, e la riproduzione di tutte le opere sposte a San Gemini e Foligno oltre ad ampi apparati di Antonella Pesola con un’inedita cronologia e un’aggiornata bibliografia.
Benedetta Tintillini
Ottimo! grazie molto !!
Massimo Duranti
Grazie per l’apprezzamento, un caro saluto!