Dove i mammouth sono di casa: il Museo Paleontologico “Luigi Boldrini” di Pietrafitta custodisce un’enorme mole di reperti fossili risalenti al Pleistocene, strappati alla distruzione durante l’estrazione della lignite che alimentava la centrale Enel.
Metti un grande specchio d’acqua dove ora puoi ammirare la campagna; metti una natura rigogliosa, proprio grazie alla presenza di acqua, che favorisce lo sviluppo della fauna quando ancora i primi ominidi popolavano solo l’Africa; metti la passione di un semplice operaio in una centrale elettrica che diventa un paleontologo affermato, tanto che un museo ora porta il suo nome.
In tre righe c’è la sintesi di milioni di anni di vita sulla terra, la vita che si può intuire grazie ai tanti reperti presenti all’interno del Museo Paleontologico di Pietrafitta, intitolato a Luigi Boldrini; un’ “istantanea” di un’epoca lunghissima durante la quale la flora e la fauna presente a Pietrafitta si è conservata tra gli strati di lignite che, nella seconda metà del ‘900 veniva estratta per alimentare la centrale Enel attigua al Museo.
Fossili di ghepardi, cervidi, rinoceronti, bisonti e addirittura dei coproliti di iena testimoniano la ricchezza della fauna presente in questa zona, insieme ad anfibi, uccelli e una flora prospera e ricchissima, oltre ai mastodontici mammouth che stupiscono per le loro dimensioni davvero impressionanti, tanto che una sola zanna poteva arrivare a pesare addirittura 100 chili… guarda il video!
Il museo è un gicimento di informazioni ancora tutte da decrittare, è un archivio enorme dove generazioni paleontologi sono, e saranno, chiamati a investigare e studiare. tutto questo grazie all’enorme passione di un semplice operaio della centrale elettrica, Luigi Boldrini che, con la sua terza elementare, è stato in grado di recuperare, preservare e restaurare l’enorme mole di reperti che la miniera di lignite ha restituito, strappandoli letteralmente alla distruzione delle enormi macchine impiegate per l’estrazione del carbon fossile.
Un eroe autodidatta, guidato dall’intelligenza di capire il valore di ciò che emergeva dal passato, che lo ha spinto a studiare e approfondire il significato di ciò che stava riscoprendo, permettendo a noi, ora, di poter ammirare il frutto del suo lavoro.
Gli apparati multimediali, oltre all’estrema disponibilità e cortesia del personale presente, preparato e appassionato, permettono una comprensione approfondita dei reperti in mostra per un viaggio nel passato che, ci auguriamo, sia anche spunto di riflessione sul presente oltre che una finestra aperta sul futuro.
Benedetta Tintillini