Un manoscritto inedito, recentemente scoperto, di Isaac Newton (1643-1727), il fisico e matematico inglese padre della teoria della gravità, svela che si occupò anche lui di alchimia, cercando la leggendaria “pietra filosofale” della pseudoscienza, ispirato dall’alchimista americano George Starkey (1628-1665).
La pietra filosofale sarebbe dotata di tre proprietà straordinarie: Fornire un elisir di lunga vita in grado di conferire l’immortalità, costituendo la panacea universale per qualsiasi malattia; Far acquisire l’onniscienza, ovvero la conoscenza assoluta del passato e del futuro, del bene e del male, secondo un’accezione che contribuisce a spiegare l’attributo di “filosofale”; La possibilità infine di trasmutare in oro i metalli vili, proprietà che ha colpito maggiormente l’avidità popolare.
Il “triplo potere” della pietra filosofale avrebbe radici profonde; essendo considerato l’oro un metallo “immortale”, capire come produrlo a partire da metalli vili significa comprendere come rendere immortale un corpo mortale. L’oro inoltre è simile alla luce che è simile allo spirito. Trasformare tutti i metalli in oro significa quindi trasformare la materialità in spirito. Molte leggende tuttavia, attribuiscono a tale elemento altre proprietà, o ne sottraggono alcune. Alcune speculano anche sul fatto che l’elemento in realtà non debba essere forzatamente solido e che esso sia una polvere rossa molto densa o addirittura un materiale giallastro simile all’ambra.
Ciò non vuol dire che la pietra filosofale fosse l’oggetto di semplici leggende, di visioni utopiche, o di desideri avidi: l’alchimista, anzi, era tenuto a raggiungere un elevato livello di moralità, condizione indispensabile per la riuscita della sua Opera, che gli impediva di arricchirsene a fini egoistici. L’oro, piuttosto, era ricercato soprattutto per essere utilizzato come catalizzatore nelle reazioni chimiche, cioè per portare a termine le trasformazioni, essendo apprezzato da sempre come l’unico metallo conosciuto in grado di restare inalterabile nel tempo.
Il manoscritto descrive la procedura di produzione del “mercurio sofico”, ritenuto un elemento fondamentale della “pietra filosofale”, ritenuta dagli alchimisti lo strumento per trasformare in oro i metalli di scarso valore, ad esempio il piombo.
Il documento autografo di Newton ha fatto parte di diverse collezioni private fin dagli anni ’30 del XX secolo, e nel febbraio scorso è stato acquistato ad un’asta dalla Chemical Heritage Foundation di Philadelphia (Usa), che ora lo ha pubblicato online sul suo sito internet.
Famoso soprattutto per il suo contributo alla meccanica classica e celebre per la legge di gravitazione universale, che descrisse grazie a una mela che gli cadde in testa, Newton in realtà non si accontentò di esplorare le scienze ‘nobili’. Si occupò anche di cercare di capire se era possibile la trasmutazione dei metalli, come ipotizzava l’alchimia.
Il manoscritto acquistato dalla Chemical Heritage Foundation si intitola “Preparation of Mercury for the Stone” e contiene gli ingredienti chiave per creare la “pietra filosofale” secondo la ricetta dell’americano George Starkey.
Newton non scoprì come trasformare il piombo in oro, ma le sue ricerche gli fecero fare avanzamenti decisivi in numerosi studi, per esempio dimostrando che la luce bianca è composta dalla somma (in frequenza) di tutti gli altri colori.