In scena l’ultima replica di “Norma”, con la direzione di Fabrizio Maria Carminati e la regia di Maria Mauti, venerdì 9 Agosto all’arena Sferisterio di Macerata, nell’ambito del Macerata Opera Festival il capolavoro Belliniano ha incantato un’arena colma.
L’opera completa stupisce le aspettative, in una ritualità senza tempo, dentro uno spazio scarno dove l’amore, il conflitto, la politica la guerra e il sacrificio riempiono lo spazio. Sorellanza e amore filiale che guidano il magico realismo.
Niente rovine, niente drappi, l’immensa scena dell’arena gioca con scale in metallo scuro, che divengono colline dalla quale Norma innalza il canto, fondali per scene corali o camere dei figli, mosse a vista da addetti, anche nel corso dell’opera, fondendo le dimensioni artistiche e tecniche in modo sapiente.
I tre archi che sono accesso alle quinte vengono sfruttati per la drammaturgia e, imponente, appesa nel muro, su un lato del fondale, capeggia bianca la grande Luna solitaria.
Lo spettatore è obbligato all’attenzione, nessuna scenografia lo distoglie, l’essenziale è funzionale all’attento ascolto di un’opera tanto apprezzata quanto temuta per le voci soprano che vivono l’innegabile confronto con mostri sacri del passato.
Marta Torbidoni, è Norma e Roberta Mantegna, è Adalgisa le loro voci incantano, affini in pieno equilibrio senza mai perdere la propria individualità.
Norma emerge con tutta la sua autorevolezza e umanità, mettendo in discussione il suo ruolo, che tradisce il “suo Dio” per amore , la contrapposizione della sacerdotessa e della donna che, forse, solo nella morte può trovare la pace dell’anima sua perduta.
Arriva la fine, Norma confessa al padre Oroveso cecando di salvare i figli e affidandogliene la cura, insieme alla fidata Clotilde, lontano dalla guerra.
A Norma non resta che avviarsi al rogo insieme a Pollione, le scale sono il patibolo che segna la tragedia.
Sonia Lustrino