Nell’originario paesaggio dell’Ager faliscus, che oggi ospita numerosi borghi come Gallese, sorge una splendida area naturale protetta, di circa 260 ettari: il Monumento naturale e Oasi WWF Pian Sant’Angelo, comprendente anche il territorio di Corchiano.
L’Oasi di Pian Sant’Angelo tutela il patrimonio naturalistico, ma assume un’importanza decisiva anche in termini culturali, storici e archeologici. L’area conserva infatti il paesaggio tipico dell’agro falisco, dal nome del popolo di origine latina che lo abitava: i Falisci, amici e alleati degli Etruschi, ma anche alcuni rilevanti reperti archeologici. Di grande pregio è l’area di Ponte del Ponte, notevole esempio di ingegneria idraulica, opera poi completata dai romani con la costruzione di un monumentale acquedotto. Altrettanto significative la tomba del Capo, e la tomba del Serpente, entrambe strutture funerarie risalenti al IV-III secolo A.C.
Tuttavia la presenza dell’uomo è ben evidenziata anche in epoche precedenti: sono stati ritrovati nell’area molti reperti litici, in particolare presso la grotta del Vannaro, probabile riparo utilizzato fin dal Paleolitico superiore.
Dal punto di vista naturalistico, Pian Sant’Angelo assume grande importanza per la conservazione della biodiversità la gestione agricola da sempre biologica. Grazie a questa oculata scelta, le numerose specie animali e vegetali che nel corso dei millenni si sono “specializzate” a vivere nell’habitat agricolo sono tuttora presenti. Anche le aree boscate sono lasciate alla loro naturale evoluzione e da decenni ormai non si effettuano più tagli, né vengono rimossi alberi morti. Ciò, unito alla particolare storia geologica del territorio, rende l’Oasi un ambiente unico al mondo.
Più in generale, la nascita di questi territori è dovuta a due fattori: l’attività vulcanica e l’azione erosiva delle acque che ha scolpito suggestive forre. Quest’ultime appaiono come ambienti molto selvaggi, caratterizzati dalla presenza di corsi d’acqua e da versanti talora ripidi a fondovalle stretto, oppure più dolci, a fondovalle ampio. Le forre rappresentano dei veri e propri corridoi biologici, che permettono agli animali la naturale dispersione sul territorio.
L’estrema diversificazione di questi ambienti permette la presenza di una ricca flora. La vegetazione comprende area di macchia mediterranea con erica, corbezzolo e fillirea che si sviluppa sui pianori, ma anche specie come il cerro e il carpino, che vegetano sul fondo delle forre. In primavera è possibile ammirare molte specie di fiori come ciclamini, fiordalisi e orchidee, tra cui Spirantes spiralis autunnalis, Orchis purpurea, Serapias lingua e Dactylorhiza romana.
Tra i mammiferi sono presenti l’istrice, il tasso, la martora, il capriolo, la lepre, diverse specie di Chirotteri e di micro mammiferi; tra gli uccelli, rilevante la nidificazione di specie strettamente legate all’habitat agricolo, tra cui la tortora selvatica, specie in declino in tutta Europa, l’upupa e il rigogolo. In totale, sono state individuate 91 specie di uccelli, tra svernanti, nidificanti e migratrici, di cui alcune (35) di elevato interesse conservazionistico. Possiamo quindi affermare che l’Oasi WWF svolge appieno la sua funzione di conservazione della natura.
L’Oasi è aperta da settembre a luglio, visitabile su prenotazione dal mercoledì al sabato secondo orari stabiliti stagionalmente. Il prezzo ordinario della visita è di 10 euro, 8 per gruppi, gruppi scolastici dai 6/14 anni e over 65. Il prezzo per i soci WWF è di 4 euro. Biglietto gratuito per la fascia di età sotto i 6 anni. Per visitare l’area è necessario indossare scarponcini da trekking e pantaloni lunghi. In base al Regolamento della Regione Lazio, è consentita solo la visita guidata, che ha una durata di 3 ore circa.