La Libreria dei Sette e il Comune di Orvieto, in collaborazione con la casa editrice Laterza organizzano per il prossimo venerdì 20 ottobre un doppio appuntamento in ricordo di Stefano Rodotà, eminente giurista, politico e accademico scomparso lo scorso 23 giugno all’età di 84 anni.
Tra i tanti incarichi ricoperti, Rodotà è stato tra gli autori della carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali e ha presieduto il gruppo europeo per la tutela della privacy.
Alle ore 17.00 nella sala Consiliare del Comune si terrà un momento istituzionale di commemorazione da parte del Sindaco, della Giunta e del Consiglio Comunale di Orvieto, città molto cara a Stefano Rodotà, che l’aveva scelta come domicilio nel tempo libero.
Subito dopo, la serata proseguirà nell’atrio del Palazzo dei Sette, in Corso Cavour, dove alle 17.30 – ingresso libero – è previsto un incontro dal titolo: “Stefano Rodotà – Maestro di vita” a cui prenderà parte anche Carla Rodotà, moglie di Stefano.
Numerosi gli interventi previsti, ad iniziare da quello del giurista Gaetano Azzariti, professore ordinario di diritto costituzionale presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, e prima ancora allievo a sua volta di Stefano Rodotà.
Sarà presente anche l’editore Giuseppe Laterza, che ha pubblicato molte delle opere più note e rappresentative del pensiero di Rodotà, tra cui “Il diritto di avere diritti”, “Perché laico”, “Elogio del moralismo”, “Il mondo nella rete: quali i diritti quali i vincoli”, “Solidarietà, un’utopia necessaria”, “Diritto d’amore” e diversi altri.
Sono inoltre previsti gli interventi degli “amici orvietani” di Rodotà, come il giornalista Paolo Mauri e l’ex Sindaco di Orvieto Toni Concina, nonché dell’avvocato e assessore Andrea Vincenti in rappresentanza del Comune di Orvieto.
Così amava definirsi lo stesso Rodotà:
“Sono un vecchio, incallito, mai pentito moralista. La parola mi piace, perché richiama non una moralità passiva, compiaciuta, contemplativa e consolatoria, ma una attitudine critica da non abbandonare, una tensione continua verso la realtà. Il moralista esce allo scoperto. Non si fa incantare dal realismo di chi invoca la natura ferrigna della politica come un salvacondotto che legittima qualsiasi azione”.