Un team di ricercatori internazionali ha rilevato la fusione di due buchi neri, tre mesi dopo che questa era stata registrata per la prima volta. L’hanno riferito gli stessi scienziati.
La fusione di un buco nero con un altro, un fenomeno che Albert Einstein aveva previsto nella sua teoria della relatività un secolo fa,è stata individuata osservando le onde gravitazionali attraverso un rilevatore avanzato conosciuto come Osservatorio interferometro laser delle onde gravitazionali (Ligo).
I buchi neri si formano nella fase finale dell’evoluzione delle stelle più massive. E’ un oggetto spaziale così denso che né la luce né la materia può sfuggirvi. Spesso i buchi neri si accoppiano, orbitando in una “danza” l’uno attorno all’altro mentre perdono energia in forma di onde gravitazionali, fondendosi alla fine in un singolo buco nero. Queste onde gravitazionali permettono agli scienziati di rilevare la fusione dei buchi neri.
Il 26 dicembre 2015 le onde hanno segnalato per la prima volta una collisione occorsa a circa 1,4 miliardi di anni luce dalla Terra. Questo vuol dire che le onde gravitazionali hanno viaggiato per 1,4 miliardi di anni prima che il Ligo potesse rilevarle.
“Stiamo iniziando ora a dare uno sguardo a questo tipo di nuova informazione che può venire solo dai rilevatori di onde gravitazionali”, ha detto David Shoemaker, un atrofisico del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e leader del programma Ligo. Dal momento che i buchi neri non emettono luce, l’unico modo per rilevarli è appunto usare le onde gravitazionali. Gli scienziati hanno annunciato questa seconda rilevazione – con una certezza del 99,9% – a un incontro dell’American Astronomical Society a San Diego, California. La scoperta è pubblicata sulla Physical Review Letters.