OneLove: presentato al pubblico il progetto di Norma Jeane

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Presentato al pubblico, al Mudec di Milano, il progetto OneLove dell’artista Norma Jeane

All’interno della rinnovata visione del Mudec, sempre più incentrata su tematiche antropologiche e culturali contemporanee, e grazie alla collaborazione fra l’Area Museo delle Culture, Progetti Interculturali, Arte nello Spazio Pubblico, 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE e con il supporto di Fondazione Deloitte, viene presentato al pubblico il progetto #OneLove dell’artista Norma Jeane. L’installazione, a cura di Katya Inozemtseva, sarà allestita dal 17 novembre 2022 al 12 marzo 2023 all’interno dello Spazio delle Culture Khaled al-Asaad.

#OneLove è un parallelepipedo di plastilina che evoca la bandiera arcobaleno; al suo interno nasconde però un’intersezione bianca e nera, a voler riconoscere e celebrare la complessità dell’essere umano. È un’opera collettiva e in fieri, che muta nel tempo e nello spazio grazie alla fruizione continua del pubblico che vi interagisce modellando e rimodellando il materiale di cui è composta, per tutta la durata dell’installazione.

Qualsiasi simbolo (bandiera, stemma…) per sua natura afferma di essere immediatamente riconoscibile e immutabile, ma Norma Jeane nel progetto #OneLove permette al simbolo di trasformarsi in un territorio di gioco ed interazione. La plastilina, un materiale quasi infantile e malleabile, si oppone all’idea di prudenza nei confronti del simbolo: ogni visitatore è libero di scolpire qualsiasi cosa, mescolare i colori, consapevole che chiunque, successivamente, potrà distruggere o rimodellare ciò che è stato fatto. Il simbolo diventa piattaforma di interazione fisica, ne assottiglia il potere rappresentativo, e quindi politico, ritornando alla persona, al suo corpo, al gesto individuale, ricodificando infine ogni comunicazione. L’arena politica e l’intonazione del manifesto lasciano il posto a un parco giochi e a un invito a partecipare: andiamo a giocare.

La bandiera arcobaleno e il simbolo.

Nel 1978 Harvey Milk commissionò il disegno di una bandiera per il gaypride al suo amico Gilbert Baker. Gilbert si ispirò alle strisce della bandiera americana trasformandola in un arcobaleno di colori, a ciascuno dei quali attribuì un valore simbolico: rosa caldo per il sesso, rosso per la vita, arancione per la guarigione, giallo per la luce del sole, verde per la natura, turchese per la magia, blu per l’armonia e viola per lo spirito. Dopo quel debutto di successo, Baker rimosse due colori dal design per rendere più facile la produzione di massa, eliminando il rosa e il turchese e stabilendo così l’attuale configurazione a sei tonalità. Nel corso del tempo, e con l’affermarsi sulla scena internazionale del movimento LGBTQ, ogni comunità definita dall’orientamento sessuale sentì l’esigenza di rappresentarsi in modo simbolico con la creazione di bandiere sempre più specifiche. La corsa alla progressiva e minuziosa categorizzazione coinvolse perfino i detrattori del movimento che a loro volta decisero di rappresentare la propria concezione binaria della sessualità con una bandiera composta da cinque strisce bianche e nere alternate.

Se da un lato questa battaglia di simboli ha permesso a tante sensibilità diverse di riconoscersi in corrispondenti comunità di valori e condizione, dall’altro ha dato luogo a un aumento della conflittualità tra gli attivisti e chi ritiene che la correttezza politica attuata sulla base di categorie sempre più precise e ideologiche renda il discorso pubblico difficile, metta a rischio la libertà di espressione individuale e non riconosca la complessità del corpo sociale.

Nessuna fazione è esente da pregiudizi ideologici, naturalmente.

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