Nella Valle del Simeto, un territorio situato tra il versante sud-ovest dell’Etna e i monti Erei, a partire dai primi anni del 2000 succede qualcosa di inaspettato: la società civile comincia ad attivarsi per difendere il territorio da varie minacce per la salute e l’ambiente. In particolare, in quegli anni giunge la notizia della costruzione di un mega-inceneritore, previsto dal Piano Rifiuti di Salvatore Cuffaro del 2002, da collocare nel Sito di Interesse Comunitario (SIC) localizzato tra Paternò e Centuripe, in Contrada Cannizzola. A questa minaccia se ne affiancano altre, come per esempio la presenza di un impianto industriale ad Adrano, sempre nei pressi di un SIC, in Contrada Contrasto, che immetteva nel ciclo produttivo rifiuti speciali e pericolosi: la cosiddetta fabbrica dei veleni.
Migliaia di abitanti della Valle decidono, allora, di condurre insieme azioni non solo di protesta, mirate a scongiurare tali minacce, ma soprattutto a costruire forme di sviluppo fondate su principi di giustizia ambientale e solidarietà sociale. L’idea che innesca un cambio di passo arriva nel 2008: i cittadini attivi nella protesta avviano una collaborazione con il Laboratorio per la Progettazione Ecologica e Ambientale del Territorio (LabPEAT) dell’Università di Catania. Tale collaborazione prende le mosse con una prima campagna di ascolto, costruzione di rete e progettualità condivisa, attraverso l’elaborazione di mappe collettive che prende il nome di Mappatura di Comunità.
Le competenze che docenti e ricercatori dell’Università iniziano a trasmettere alla collettività dotano questa di un metodo di lavoro che la spinge ad organizzarsi sempre meglio e ad elaborare una proposta di grande impatto: un piano di sviluppo locale sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, economico da scrivere insieme alle amministrazioni dei Comuni che insistono sulla Valle del Simeto.
Ha inizio così il percorso di costruzione di un Patto tra cittadini e Istituzioni per far rivivere la Valle del Simeto (riprendendo le parole di un documento del 2010, il primo dei tanti documenti collettivi costruiti negli anni). Questo percorso, nel 2015, porta alla nascita del Presidio Partecipativo, organizzazione che coordina più di 50 associazioni locali e cittadini, e alla sottoscrizione del Patto di Fiume Simeto vero e proprio: strumento di programmazione strategica e negoziata elaborato dal basso che persegue la tutela e la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione del territorio unitamente alla salvaguardia dal rischio.
Nasce l’Osservatorio civico SNAI Val Simeto: continua l’azione di riscatto di un territorio ad opera della gente che lo abita idraulico, contribuendo allo sviluppo locale, cui partecipano il Presidio Partecipativo, l’Università di Catania e 10 comuni vallivi. Nel frattempo, nel 2012, l’esperienza in corso nella Valle del Simeto intercetta la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) italiane, che stava prendendo corpo nel Paese su iniziativa dell’allora Ministro Fabrizio Barca.
La SNAI si propone come strumento per dare risposta ai preoccupanti e crescenti fenomeni di spopolamento e depauperamento che si manifestano su circa il 60% del territorio italiano, mirando a potenziare i servizi atti a garantire i diritti di cittadinanza (istruzione, salute, mobilità) e a catalizzare lo sviluppo locale. La SNAI s’ispira, infatti, a un approccio di tipo place-based ossia, per citare le parole di Barca, “attento alle persone nei luoghi”; la Valle, da anni, è luogo di una sperimentazione civica permanente che prova ad esercitare tale attenzione.
Nel 2013 matura l’idea di poter proporre una auto-candidatura della Valle del Simeto alla SNAI. A differenza di altre aree italiane (proposte direttamente dalle Regioni), nel caso della Valle del Simeto si tratta di uno slancio intraprendente di una delegazione di abitanti, amministratori e ricercatori, in forte sinergia tra loro. Questo convince il Comitato Nazionale per le Aree Interne a selezionare la Valle come area sperimentale di rilevanza nazionale per la vivacità della cittadinanza attiva locale e la qualità del percorso partecipativo messo in atto sino a quel momento. Avviene così un miracolo: il Patto di Fiume Simeto è Area Strategica per la SNAI nella Valle del Simeto, mentre l’area progetto – porzione di territorio su cui si concentrano gli investimenti SNAI – è costituita dai Comuni di Adrano, Biancavilla e Centuripe.
Il percorso di co-progettazione della Strategia per la Valle prende inizio nel 2015 e vede coinvolti, oltre al Comitato Nazionale, soggetti istituzionali su diversi livelli di governo (i Ministeri, tra cui MIUR, Min. Salute, Min. Trasporti, la Regione Siciliana, gli Enti Intermedi, etc.). A livello locale, hanno lavorato in sinergia Sindaci e Amministrazioni Comunali, il Presidio Partecipativo e l’Università nella cornice del Patto di Fiume Simeto, coinvolgendo scuole, pediatri e medici di base, studenti, pendolari, ecc., aprendo il percorso all’ascolto dei bisogni e alle idee della comunità. Tale sinergia è stata dirimente nella costruzione di una Strategia quanto più “attenta alle persone nei luoghi” e ha prodotto l’approvazione del documento finale, nel 2018, per un importo complessivo pari a circa 31 milioni di euro da spendere in sette macro-azioni: sperimentazioni formative permanenti nelle scuole in rete per contrastare il fenomeno del fallimento formativo precoce e la dispersione scolastica; il rafforzamento dei servizi sociosanitari territoriali per garantire il diritto alla salute a tutti; incentivare la cultura del saper fare attraverso percorsi formativi integrati per produrre occupazione nel settore agroalimentare, ricettivo e culturale; realizzare una gestione responsabile delle acque anche attraverso l’inserimento di opportuna vegetazione; promuovere l’energia pulita proveniente da fonti rinnovabili; favorire lo sviluppo del sistema rurale della Valle.
La Strategia d’Area per la Valle del Simeto prevede un ruolo attivo della comunità anche in fase di attuazione. È in tale fase, infatti, che il contributo generativo degli attori locali è centrale per la buona riuscita dei progetti, specialmente quelli che necessitano di un forte protagonismo degli abitanti stessi (si pensi, per esempio, ai progetti ispirati ai modelli organizzativi dei FabLabs e dei LivingLabs che, nella Valle del Simeto, abbiamo chiamato Rural Art Labs).
In fase di co-progettazione, è stata dichiaratamente espressa, appunto, la volontà di attivare un percorso di monitoraggio civico applicando principi di massima trasparenza, divulgazione e partecipazione in merito alle procedure di evidenza pubblica previste (manifestazione di interessi, bandi, ecc.). Proprio per rendere concreta la volontà di attivare un’azione di monitoraggio civico, la società civile simetina, si sta già organizzando in un osservatorio civico SNAI Simeto che prende le mosse da una recente lettera agli amministratori, sottoscritta da oltre 350 persone tra cittadini, ricercatori, liberi professionisti, docenti, dirigenti scolastici e oltre 50 enti tra scuole, associazioni e aziende agricole locali dopo un’attenta riflessione, avviata in tempi di pandemia, proprio sulla centralità degli interventi SNAI in questo delicato momento storico, in cui tutti sono chiamati a fare la propria parte.
L’osservatorio civico SNAI Simeto si dà il compito di monitorare, arricchire e alimentare il percorso di attuazione della Strategia con approccio comunitario. La SNAI, nella Valle del Simeto, è stata costruita dalla una pluralità di attori che non vuol fermarsi alla co-progettazione degli interventi, ma vuol contribuire affinché la loro realizzazione continui a essere ispirata da quei principi che ne hanno consentito l’esistenza.
Questo potrebbe consentire alle Amministrazioni di sperimentare nuovi strumenti che rafforzino un’alleanza costruttiva tra abitanti e Istituzioni, in linea con quanto già dichiarato nella Convenzione Quadro del Patto di Fiume Simeto e in attuazione del Principio di Sussidiarietà di cui all’art. 118 della Costituzione Italiana.