Viviamo in un mondo di suoni che ci accompagnano nella nostra quotidianità, creando un sottofondo musicale, rumoroso o piacevole, che a volte dimentichiamo di percepire. La vista è il senso più immediato, a cui assegniamo il ruolo più importante nel nostro rapportarci con quello che si trova intorno a noi. Ma oltre a ciò che possiamo guardare, osservare, o anche solo semplicemente vedere, esiste un universo che ci si offre continuamente e che spesso trascuriamo: un corpo di suoni e rumori che caratterizzano il nostro tempo, definendolo, facendoci capire che siamo qui e non altrove, che siamo in questo tempo e non in un altro. Un paesaggio, in altre parole, invisibile agli occhi, ma che ci “parla”: un paesaggio sonoro.
Pensiamo ai rumori caotici delle nostre grandi città, alla quiete cinguettante delle campagne, al silenzio dei paesini, alla routine a volte ovattata, a volte squillante delle nostre case. Ogni luogo ha la propria colonna sonora caratteristica: il suono che determina uno spazio.
Peraltro, si può esser certi che non sia solo lo spazio a essere definito dai suoni che vi agiscono: cambiando con l’avanzare della storia, essi inquadrano anche il tempo. Possiamo facilmente immaginare come i rumori, ad esempio, di una città medievale italiana, fossero diversi da quelli che noi percepiamo oggi.
Se proviamo a immergerci, con l’immaginazione, nel contesto medievale, troveremo una brulicante e rumorosa vita cittadina, fatta di suoni caotici, involontari, insignificanti per i suoi abitanti, ma caratteristici del periodo. Tuttavia, oltre a questi, incontreremo il più influente esempio di comunicazione non verbale di tutti i tempi: il suono della campana.
L’immagine è evocativa: la campana, con i suoi rintocchi, accompagnava la vita degli uomini del Medioevo. Scandiva le ore di preghiera, richiamava i cittadini ai riti e alle cerimonie, ricordandoci, così, la sua origine religiosa. Tuttavia, col passare del tempo, essa divenne qualcosa di più: acquistò funzioni civili ed entrò davvero, in questo modo, nella quotidianità degli abitanti della città. I messaggi che veicolava erano molteplici: dalla scansione del giorno e della notte alla funzione di allarme, dall’avviso di convocazione delle assemblee pubbliche a quella di annuncio del coprifuoco. Il suo ruolo fondamentale è testimoniato anche dal fatto che era motivo di sfida tra le città: era aperta la corsa al possesso della campana più grande e che si sentisse il più lontano possibile, fino al contado, per simboleggiare il dominio del centro urbano sull’ambiente circostante. La campana era diventata il primo attore del paesaggio sonoro della città medievale italiana.
Nonostante noi oggi siamo abituati a suoni completamente diversi, possiamo ancora trovare prove evidenti del ruolo di primo piano che le campane hanno svolto nel nostro passato: l’Italia è il Paese dei campanili e ogni paesino, anche il più piccolo, risulterebbe snaturato se non avesse la propria campana. È proprio in questo contesto, quello dei piccoli borghi, che possiamo ancora sentire le campane scandire le ore, per essere catapultati in un passato suggestivo, sul quale trova fondamento la nostra identità.
di Monica Palermi