Saranno le opere dell’artista californiano, umbro d’adozione, Paul Bannow a caratterizzare la nuova mostra a Perugia di Imago Galleria d’Arte. Esposizione che arriva dopo il successo di quella del giovane scultore umbro Elia Alunni Tullini.
“Chromatic’s Labyrinth – then and now”, questo il titolo della mostra, sarà visitabile dal 15 ottobre al 10 novembre, negli orari di apertura della galleria che ha sede in via Marconi 2 (zona Tre Archi).
Sabato 15 ottobre si terrà il vernissage alle ore 18 alla presenza dell’artista che da qualche anno ha stabilito la sua residenza nella quiete dell’Umbria.
A giugno 2022 è stata realizzata una mostra a 3 voci in una suggestiva dimora privata in Umbria, Palazzo Luna, dove lo staff della galleria perugina ha potuto conoscere l’artista ed ammirare le opere.
Attraverso la sua personale si avrà così modo di scoprire anche a Perugia l’amore per il colore e le sue infinite declinazioni attraverso un linguaggio rigorosamente geometrico, che si evolve verso una figurazione più poetica e stilizzata di elementi tratti dal mondo della natura.
La ricerca di Paul Bannow nasce dall’esigenza di trasferire sulla tela lo stesso rigore che ha caratterizzato il suo lavoro di chirurgo veterinario negli Stati Uniti. Collezionista d’arte appassionato, affascinato dalla pittura di Josef Albers e Victor Vasarely, dopo aver stabilito la sua residenza ad Umbertide, insieme al compagno Josef apre una galleria d’arte contemporanea nel centro storico della cittadina umbra. Grazie al successo della Grefti Gallery che accoglie esperienze multiculturali, in una dimensione geografica ed esistenziale di quiete e tranquillità, si fa strada quell’urgenza creativa sopita e maturata negli anni che lo induce a sperimentare un nuovo alfabeto espressivo.
Le opere di questo periodo sono il frutto di accostamenti e combinazioni ardite, abbinate alla manipolazione di figure geometriche elementari, disposte come reticoli e trame dal percorso labirintico, da cui lo sguardo è piacevolmente attratto e in cui si perde. Lo scopo è proprio quello di creare l’impressione del movimento e l’illusione della tridimensionalità, che distoglie e ripulisce la percezione visiva di chi è abituato a “guardare” senza “vedere”.
Ben lungi da qualsiasi pretesa intellettualistica, oltre al piacere dell’atto creativo, l’arte di Bannow si pone come fine ultimo quello di realizzare composizioni ponderate ed equilibrate che donano nell’insieme una sensazione di piacere ed armonia. Proprio in questa direzione prosegue negli anni la sua ricerca che negli ultimi lavori ha dato avvio ad un nuovo interessante percorso. Troppo rigido e soffocante il rigore minimalista, lascia spazio ad un lieve trapelare di emozioni che quasi incontenibili si abbandonano alla morbidità delle forme, le geometrie si trasformano in labirinti cromatici dalle strutture espanse ed addolcite, le combinazioni si fanno meno precise, perché assecondano l’esigenza di liberare il tratto ad una creazione più istintiva e meno ragionata, in cui il colore diventa più intenso e pastoso. Il grande trittico è infatti un’esplosione sinestetica che ci restituisce l’idea del movimento attraverso una danza vorticosa e dinamica di tinte che vanno dall’indaco al violetto.
I maestosi dittici dai giganteschi fiori stilizzati su fondo beige, le cui sagome spigolose e delicate sono enfatizzate da un uso sapiente dell’acrilico, ribadiscono ed esaltano la vocazione puramente estetica e decorativa della sua pittura. Ma Paul Bannow sente già di avere superato questo linguaggio e la sua ricerca è protesa altrove, verso nuove e interessanti avventure espressive e creative.