E’ stato presentato a Terni lo scorso 27 aprile, presso il Caffè Letterario della Biblioteca Comunale del capoluogo, il progetto di attività motoria dedicato ai pazienti nefropatici, inclusi dializzati e trapiantati, realizzato dalle associazioni Viviattivamente e Club Alpino di Terni in collaborazione con la Struttura Complessa di Nefrologia dell’Ospedale di Terni, l’Associazione Medici dello Sport ed il Comune d Terni.
“Un progetto all’insegna della solidarietà e della socialità, caratteristiche tipiche di chi ama e frequenta la montagna” così ha esordito Massimiliano Raggi, Presidente Club Alpino Italiano Sezione di Terni – alla presentazione del progetto che, dopo due anni di stop forzato a causa della pandemia, vede finalmente prendere il via.
Un progetto che permetta anche alle persone fragili di frequentare la montagna e trarne tutti i benefici, sia di carattere fisico che psicologico, benefici che sono ormai certificati da una innumerevole serie di studi.
“L’attività motoria, soprattutto in pazienti cronici quali quelli nefropatici – spiega il dottor Riccardo Fagugli, Direttore della Struttura Complessa di Nefrologia dell’Azienda Ospedaliera di Terni – permette una migliore qualità della vita, un migliore inserimento in società oltre a scongiurare complicanze di tipo cardio circolatorio che possono avere anche esiti fatali”.
Grazie alla collaborazione con specialisti in scienze motorie, ad ogni paziente sarà assegnato un carico di “lavoro” su misura con le sue potenzialità ed esigenze, mentre la frequentazione di nuovi gruppi di persone può contribuire alla socializzazione, alcune volte non facile per i malati cronici, e al raggiungimento di tanti piccoli traguardi che permettano di riappropriarsi della propria vita e della propria indipendenza grazie ad una piccola grande parola: autonomia.
La Montagna terapia proposta dal CAI inoltre, grazie all’apporto degli spazi aperti e della natura, contribuisce al miglioramento dello stato psicologico del malato.
Questo di Terni è uno splendido esempio di come il mondo istituzionale e quello dell’associazionismo possono cooperare per il bene di categorie che hanno bisogno di maggiore cura rispetto al cittadino comune, maggior cura che non può essere delegata alle realtà ospedaliere.
E’ stato sottolineato come l’attività fisica possa, in molti casi, addirittura sostituire i farmaci, con maggiore beneficio del corpo e dello spirito, oltre all’evitato rischio degli effetti collaterali. Anche i medici quindi dovrebbero cambiare prospettiva, cercando di non prescrivere il farmaco tout court ma cercando di fare un lavoro di educazione verso uno stile di vita sano.
Essere seguiti da medici competenti, eseguire una attività fisica tagliata su misura su ogni paziente, approfittare del club Alpino per uscire, conoscere nuovi luoghi e approcciare in serenità nuove persone rende noi malati di Perugia profondamente invidiosi di quanto a disposizione dei nostri omologhi ternani. Auspichiamo, come si augurano tutti coloro che hanno reso possibile questo progetto, che abbia un grande successo in termini di adesioni e che venga “copiato” il più possibile per un nuovo concetto di paziente e per una nuova speranza di una qualità di vita sempre migliore, pur con i nostri acciacchi.
Benedetta Tintillini