‘Direttiva su allattamento al seno potrebbe aiutare’ secondo Fiocchi (Bambino Gesù) che ricorda invito Pontefice a mamme in Cappella Sistina
“Assolutamente sì”. Una direttiva come quella annunciata dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, sulla possibilità di allattare i bimbi al seno in tutti i luoghi pubblici d’Italia, “potrebbe certamente aiutare” ad aumentare l’adesione delle mamme alle raccomandazioni internazionali sulla poppata naturale.
Lo spiega il pediatra Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia all’ospedale Bambino Gesù di Roma, che ringrazia anche Papa Francesco per il messaggio lanciato l’8 gennaio scorso durante il battesimo di 28 figli di dipendenti del Vaticano nella Cappella Sistina. “Quel giorno ero padrino di uno dei neonati”, racconta l’esperto del nosocomio pediatrico della Santa Sede. Non solo il Pontefice ha invitato le madri a sentirsi libere di allattare al seno i piccoli che avessero fame, “senza paura, con normalità, come ha fatto la Madonna”, ha esortato il Papa. Ma “per l’occasione – ricorda Fiocchi – la Cappella Sistina era stata attrezzata con banchetti per cambiare i neonati e sedie per le mamme che avevano bisogno di allattarli”.
Nel pieno dell’ondata di gelo che ha interessato la Penisola a inizio anno, “fuori la temperatura era di -3 gradi. Dentro invece era bello caldo e le madri hanno potuto allattare comodamente”.
Ma quali sono i numeri nazionali dell’allattamento al seno, consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità come alimentazione esclusiva fino al sesto mese di vita, a garanzia di salute e corretto sviluppo dei bimbi? Fiocchi scorre alcuni dei dati più recenti in materia, e in particolare due studi condotti dal gruppo di Marcello Giovannini, professore emerito di Pediatria all’Università degli Studi di Milano, e uno dei pediatri di base che fanno capo al Dipartimento epidemiologico dell’azienda sanitaria di Trento. “Secondo un lavoro del team di Giovannini – riferisce lo specialista – nel 1999 in Italia iniziava ad allattare al seno alla nascita il 85% mamme, e continuava a farlo dopo 6 mesi il 19,4%. Da una ricerca della stessa équipe, nel 2005 il dato delle madri che iniziavano ad allattare al seno alla nascita era salito al 91% e quello delle donne che proseguivano la pratica al sesto mese al 46%. Un notevole miglioramento, quindi”. Seguito tuttavia da un calo secondo i risultati trentini, relativi al 2016 e a coorti di bebè nati nella regione del Nord-Est, “area del Paese dove secondo gli studi precedenti le percentuali di adesione e la durata dell’allattamento esclusivo erano le più alte”: in base al lavoro, “oggi le mamme che iniziano ad allattare sono l’83,5% e quelle che lo fanno ancora a 6 mesi il 34,7%”. Secondo Fiocchi, “le ragioni di questo trend dipendono dal fatto che nel tempo è cambiata la popolazione dei neonati. Molti sono figli di donne che provengono dall’estero e si trovano in uno stato socio-economico svantaggiato. Fattori che pesano negativamente sull’adesione delle mamme all’allattamento al seno e sulla sua prosecuzione”, evidenzia l’esperto.
Stando agli studi, infatti, “fra gli elementi che ‘giocano contro’ ci sono l’essere straniera, l’essere meno incoraggiata ad allattare e il fatto di avere un basso livello di educazione, mentre il tipo di occupazione non sembra incidere. Tra i fattori che invece incentivano ad allattare ci sono corsi di preparazione alle mamme, oltre per esempio all’avere avuto altri figli prima”. Per il pediatra il quadro generale italiano non è negativo, anche si può fare di più e “una direttiva sarebbe sicuramente utile”.