La riscoperta di Irene Higginbotham, importante songwriter degli anni Quaranta, ha preso il via lo scorso lunedì alla Music Farm di Perugia con un evento celebrativo organizzato esattamente il giorno del suo centesimo compleanno.
Gli anni di studi e ricerche compiuti dalla cantante Claudia Aliotta si sono concretizzati attraverso una mostra ed un tributo musicale, iniziative promosse in collaborazione con l’Associazione Tolentino Jazz.
Gusto retrò e cimeli d’altri tempi hanno caratterizzato l’esposizione nella quale erano presenti antichi ritratti di famiglia di Irene e dei suoi parenti, incluso il famoso trombonista J.C. Higginbotham, molte delle quale proveniente dagli Stati Uniti e gentilmente concesse dai familiari della compositrice, il cugino Joe Orange, importante trombonista che negli anni 60 incise con Art Pepper e Herbie Mann, e Marc Freeman, songwriter e batterista.
Diverse le chicche che il pubblico ha potuto ammirare: vinili degli anni Quaranta come Harlem Stomp del 1940 inciso da Armstrong, primo brano della compositrice, Good Morning Heartache, inciso da Billie Holiday nel 1946, It’s Mad, Mad,Mad del 1947 inciso con l’Orchestra di Duke Ellington, e poi dischi di Peggy Lee, Nat King Cole e Cab Calloway, ovviamente di canzoni della Higginbotham. Oltre ad un’antologia con recensioni ed articoli provenienti da Billboard, sono stati esposti anche tre spartiti in miniatura originali dell’epoca e una serie di riproduzioni sempre di musica a stampa in formato tune dex card provenienti dalla Georgia University di Atlanta.
Claudia Aliotta ha raccontato il percorso musicale di Irene Higginbotham illustrandolo attraverso le varie postazioni, inclusa quella che comprendeva pregevoli scatti in bianco e nero di grandi nomi del jazz tutti legati alla produzione musicale della songwriter afro-americana, primo fra tutti quello di Billie Holiday, ritratta sia con Armstrong, che con J. C. Higginbotham e con il sassofonista Coleman Hawkins, anch’egli nella schiera di illustri jazzisti che avevano inciso brani della Higginbotham, in questo caso strumentali come Look Out Jack.
Nella galleria di ritratti anche le cantanti Anita O’ Day ed Ella Mae Morse, interpreti rispettivamente di Are you Livin Old Man? ed Hello Suzanne, nonché Fats Waller che registrò Liver Lip Jones e addirittura Charlie Parker e Dizzy Gillespie che incisero nel 1944 il brano Seventh Avenue con il trombonista/cantante Trummy Young.
L’allestimento ha suscitato vivo interesse nelle persone presenti così come è stato molto apprezzato il concerto che è seguito con in programma solo brani della Higginbotham. Accompagnata sul palco da un trio di prim’ordine composto da Lorenzo Francioli al piano, David Padella al contrabbasso e Roberto Bisello alla batteria, Claudia Aliotta ha aperto il live con Are You Livin Old Man?, cui hanno fatto seguito la delicata This Will Make You Laugh, portata al successo da Nat King Cole, e That Did it Marie. Dopo il grintoso Mean and Evil e Wonder Where’s My Man Tonight, ricco di swing, i pezzi forte della serata sono stati sicuramente i tre inediti accattivanti, briosi e ricchi di charme: I’ve Got to Change My Ways (co-autore Nat King Cole) in un’accattivante veste latin, Love is a Frustrated Thing, ironica e swingante song sui paradossi dell’amore, e It Must Be You, deliziosa jive ballad del 1942 mai incisa come le altre due composizioni.
Affiatata, equilibrata e creativa la sezione ritmica, ottimi i soli di Lorenzo Francioli e David Padella; la cantante si è messa in evidenza con la sua voce morbida e calda, ricca di sfumature, che ha saputo variare i registri interpretativi in linea con la diversità di stili delle canzoni. La serata si è chiusa in bellezza con No Good Man e il celebre Good Morning Heartache, regalando momenti di poesia grazie all’interpretazione intensa e raffinata della cantante.