Perugia, mostre: Sassoferrato dal Louvre a San Pietro. La collezione riunita

di Benedetta Tintillini

 

E’ stata aperta al pubblico, lo scorso 8 Aprile, la mostra “Sassoferrato dal Louvre a San Pietro. La collezione riunita”, presso la Galleria dei Tesori del complesso di San Pietro a Perugia.

Curata da Cristina Galassi e Vittorio Sgarbi, la mostra, visitabile fino al 1 Ottobre, propone al visitatore diverse chiavi di lettura riguardo l’opera di Giovan Battista Salvi, detto il Sassoferrato; innanzitutto offrendo l’opportunità, dopo due secoli, di ammirare la collezione delle opere commissionate per San Pietro nella sua interezza, grazie al prestito concesso dal Louvre dell’Immacolata Concezione, portata in Francia due secoli fa al seguito delle truppe napoleoniche.

La seconda chiave di lettura è trasversale, ovvero: è possibile ammirare e comparare le opere del Sassoferrato accanto a quelle degli autori che lo ispirarono e a quelli che da lui trassero esempio. Ne parliamo con la dottoressa Cristina Galassi, curatrice della mostra.

Dottoressa Galassi, innanzitutto complimenti per aver ottenuto il ritorno dell’Immacolata Concezione, anche se solo per un periodo, a casa, come è riuscita a convincere il Louvre, che sappiamo così restìo a concedere prestiti?

Il Louvre, che in occasione della grande mostra sul Perugino non concesse l’opera che avrebbe permesso alla Pala di Sant’Agostino di ricomporsi, questa volta ha ritenuto opportuno concedere il prestito, io credo, sia per la validità scientifica del progetto, sia perché la pala sarebbe tornata, dopo più di duecento anni, al suo luogo di origine, dove, a tutt’oggi, la Fondazione per l’Istruzione Agraria conserva e possiede ben 16 opere del Sassoferrato. Fu portata via infatti nel 1812 per ordine di Dominique Vivant-Denon, allora direttore del Musée Napoleon, ora Musée du Louvre. Con mia enorme soddisfazione, dopo tutto questo tempo, possiamo ammirare la pala qui a San Pietro per ben sei mesi, quindi, oltretutto, un prestito concesso per un lungo periodo.

Le opere del Sassoferrato in mostra provengono solamente dalla collezione della Fondazione per l’Istruzione Agraria?

Ad integrazione delle opere possedute dalla FIA è possibile ammirare, in questa sede, due capolavori provenienti dalla Fondazione Cavallini-Sgarbi. Sono due dipinti strepitosi, uno dei quali raffigura una Madonna orante e l’altro Santa Caterina da Siena con Gesù Bambino, che Sgarbi acquistò dal Museo di Cleveland nel 2011. Oltre a queste due opere, proveniente da una collezione privata, è presente un Sant’Ercolano del Perugino.

Perché il Perugino è stato inserito in una mostra dedicata al Sassoferrato?

Perché il Sassoferrato, artista Seicentesco, si è molto ispirato ai Maestri che l’hanno preceduto. Per questo motivo è stato per lungo tempo definito, in senso dispregiativo, un “copista”, ma non lo è assolutamente stato. Gli artisti si sono sempre ispirati ai grandi maestri che li hanno preceduti, certo, senza ripetere pedissequamente le opere, ma aggiungendo la loro arte e la loro personalità, rendendole, anche se simili, uniche. Ed è per questo che è utile il confronto fra i diversi stili, confronto che, in questo caso, abbiamo reso possibile accostando le opere del Sassoferrato a quelle del Perugino ma anche ad una bellissima opera di Tiziano, la Maddalena penitente proveniente dai Musei Capitolini di Roma.

Questa mostra ha anche il merito di porre sotto i riflettori un pittore “minore” come il Sassoferrato che, nelle grandi collezioni come il Louvre o i Capitolini, scomparirebbe sovrastato dai grandi nomi dell’arte…

E’ vero, la storia dell’arte è costellata di grandi nomi, e il Sassoferrato non ha ancora conquistato il posto di rilievo che, in realtà, merita. Tengo a sottolineare che il grande Federico Zeri, nel suo saggio “Sassoferrato copista” sostenne, in realtà, la tesi inversa, affermando che, nonostante fosse conosciuto come “il pittore delle belle Madonne”, questi rielaborò sempre i soggetti in chiave assolutamente personale, con una tecnica infallibile appresa da Raffaello, ed i suoi inconfondibili colori smaltati come l’incantevole blu lapislazzulo.

E’ stato, il Sassoferrato, preso ad esempio, a sua volta, da altri pittori?

Si, sia da artisti del suo tempo che in tempi successivi. Le sue immagini devozionali sono state prese a modello fin nell’Ottocento, non sempre con risultati entusiasmanti, come potrete vedere negli accostamenti proposti in mostra, ma la sua purezza e semplicità formale è stata ripresa da molti artisti.

Questa mostra è anche l’opportunità di scoprire quale immenso scrigno d’arte sia San Pietro…

Assolutamente si, e questo, mi permetta, è lo scopo principale di questo evento. San Pietro è la seconda collezione d’arte dell’Umbria dopo la Galleria Nazionale, e la Fondazione per l’Istruzione Agraria, presieduta dal Magnifico Rettore Prof. Franco Moriconi, desidera che venga valorizzato al massimo questo complesso che, ripeto, è il secondo sito museale della regione. E’ un luogo unico, con i suoi tre chiostri, l’Orto Medievale, la Basilica millenaria, che va valorizzato e riscoperto, sia dai turisti, sia dai perugini.

Sarà quindi, questa mostra sul Sassoferrato, il primo di una serie di appuntamenti?

E’ quello che ci auguriamo, stiamo lavorando per poter realizzare nuovo percorso, che faccia diventare questo luogo un nuovo polo espositivo della città.

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