Il nome di Massa Lombarda, Comune romagnolo oggi abitato da diecimila abitanti, un secolo fa riecheggiava in mezza Europa: questa località, collocata al confine tra le province di Ravenna, Bologna e Ferrara, era l’epicentro della frutticoltura moderna italiana, in particolare per la pesca dal buco incavato, così chiamato per la caratteristica sutura del suo frutto, profonda e appunto incavata.
Dall’Esposizione nazionale del 1927 al declino
«La produzione di Massa Lombarda era rinomata al punto che il paese, nel 1927, venne scelto come sede della seconda Esposizione nazionale della frutticoltura» spiega Guido Zanoni, della Condotta Slow Food Godo e Bassa Romagna. Il successo della pesca dal buco incavato trainò per almeno tre decenni l’economia della zona.
Da lì a poco, però, sarebbe cominciato il declino: a causarlo, l’introduzione anche in questo territorio di nuove cultivar provenienti dall’America in grado di essere conservate più a lungo, e pertanto di essere commercializzate e trasportate con maggiore facilità. Se nel 1936 il buco incavato rappresentava il 20% della produzione romagnola, a cui va aggiunto un ulteriore 7% del buco incavato tardivo, negli anni Sessanta il dato era sceso allo 0,2%. Per il buco incavato, la fine. O quasi.
La riscoperta partita da due piante ritrovate nel campo di un contadino Da alcuni anni, a Massa Lombarda, è partito un progetto di riscoperta di quello stesso pesco che, un secolo fa, segnò l’avvio di un’economia fiorente. «Sapevamo tutti di questa varietà, ma non riuscivamo a individuarla» prosegue Zanoni. Poi ecco il ritrovamento, grazie all’impegno del Comune di Massa Lombarda e del Centro Ricerche Produzioni Vegetali di Cesena (CRPV): «Le prime due piante sono state rinvenute nel terreno di un contadino di Massa Lombarda – aggiunge – Così è iniziato il lavoro per replicarle e distribuirle ad altri agricoltori».
La comunità del luogo sembra aver accolto con entusiasmo il progetto di recupero della pesca dal buco incavato. E ora che questa varietà è divenuta Presidio Slow Food, l’idea è di ripartire proprio da questo frutto antico per rilanciare l’economia locale, guardando alle tradizioni e provando a innovare.
«Da alcuni anni, spiega Zanoni, per motivi climatici, per la concorrenza dall’estero e per la crisi dei prezzi, la coltivazione delle pesche in questa zona non è più conveniente come in passato, e sta perciò lentamente sparendo. Speriamo di ripartire recuperando un prodotto tipico e di grande valore».
Rossa e profumatissima: perfetta anche per le confettureLa buco incavato è di media pezzatura, con polpa bianco-verde e sfumature rosso intenso. Bella da osservare, per il caratteristico solco che le dà il nome, ma soprattutto da assaporare: merito della tessitura fine e del naturale equilibrio tra zuccheri e acidi che le regalano un aroma inconfondibile.
«Con il lancio del Presidio Slow Food stiamo cercando di salvarla e valorizzarla, ma non puntiamo a venderla troppo lontano da dove nasce» spiega Lara Malavolti, la referente dei cinque produttori che attualmente assicurano a questa varietà di pesca di arrivare in tavola. «Ci piacerebbe che venisse apprezzata e consumata sul territorio, perché crediamo nella cultura di prossimità, cioè nel mangiare e nel vivere con ciò che ci regala la terra».
Attualmente la produzione si aggira intorno ai 200-300 quintali l’anno: il primo passo per il rilancio, spiega Malavolti, è far conoscere la buco incavato anche trasformata in confettura o frutta secca. «Chi ha l’occasione di conoscerla non la dimentica», assicura.
E sembrerebbe proprio vero: «Da una decina d’anni, a Massa Lombarda, ogni estate si organizza la festa che celebra la buco incavato, conclude Zanoni, È bello vedere gli anziani del paese arrivare in piazza e sentirli esclamare, sentendone il profumo, che è davvero qualcosa di diverso dalle altre pesche».
La pesca buco incavato è prodotta nei comuni di Massa Lombarda, Bagnacavallo, Conselice, Lugo, Faenza Russi e Ravenna (in provincia di Ravenna). Il Presidio Slow Food è sostenuto dal Comune di Massa Lombarda.